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martedì 2 marzo 2010

LE GRANDI CIFRE DEL NUCLEARE

Sudafrica. La nazionale Dcd Dorbyl firma un accordo con la Westinghouse per la costruzione congiunta di nuovi reattori. L’esecutivo però avverte: ripartirà con il programma atomico solo quando avrà fondi sufficienti per 20 centrali
Non sarà ancora l’accordo miliardario che la Westinghouse aspetta da anni, ma il memorandum di intesa firmato il 24 febbraio tra la corporation nippo-statunitense e la sudafricana Dcd Dorbyl per la collaborazione nella costruzione di reattori nucleari segna sicuramente un punto a favore nella battaglia contro la francese Areva per l’appalto delle centrali nel Paese africano. Secondo l’accordo, la società sudafricana si occuperà del disegno, della produzione e dell’integrazione dei moduli per l’AP1000, il reattore ad acqua di terza generazione progettato dalla Westinghouse. Bob Pierce, direttore dei progetti internazionali di sviluppo della società di Pittsburgh, si è detto molto soddisfatto: «Il memorandum rappresenta un punto molto significativo verso la realizzazione di un progetto nucleare in Sudafrica», ha dichiarato nel comunicato stampa che annuncia l’accordo. Quasi sicuramente l’intesa raggiunta potrebbe essere propedeutica alla ripresa del programma nucleare, interrotto da Pretoria nel 2008 per mancanza di fondi. All’epoca, la francese Areva era quasi sicura di portare a casa il mega contratto per 12 centrali nucleari, che avrebbe garantito di superare il momento di difficoltà economica che la compartecipata statale d’Oltralpe stava attraversando. Nicolas Sarkozy si era personalmente speso, in colloqui privati con l’allora presidente Thabo Mbeki, per perorare la causa dell’Areva. Poi, la doccia fredda: «Non abbiamo soldi», aveva dichiarato il governo il 5 dicembre di due anni fa. Oggi la situazione è cambiata, e non solo perché l’economia sudafricana, pur rimanendo a rischio, sta uscendo dalla crisi finanziaria del 2007. Il fabbisogno energetico del Paese, assicurato per il 90 per cento dalle centrali a carbone, è cresciuto, al punto che la domanda sta per superare l’offerta: se vuole competere sul mercato continentale, Pretoria deve dotarsi di un’adeguata rete energetica. Il nucleare dunque? Non è detto: parlando a Durban il 22 febbraio il ministro dell’Energia Dipuo Peters ha precisato che «il Paese ha bisogno di nuova energia, e investirà le sue risorse nell’ammodernamento delle centrali a carbone, in quelle a gas, e nelle energie rinnovabili come l’eolico e il solare». In questo quadro l’energia atomica, precisa, «è una delle opzioni». Più entusiasta Nelisiwe Magubane, direttore del dipartimento nucleare del ministero, che già annuncia la “nuova svolta” del Paese. «Recupereremo il tempo perduto», dice orgoglioso. Finanze permettendo: l’esecutivo ha già sottolineato che non investirà denaro in una sola centrale, perché questo non consentirebbe di recuperare i costi rapidamente, ma che ripartirà con il suo programma solo quando sarà in grado di affidare una commessa più grande. «Almeno venti centrali», secondo Magubane. Westinghouse, insomma, deve ancora pazientare.

Paola Merenda da Terra

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