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mercoledì 29 aprile 2009

NUCLEARE: BLITZ DI GREENPEACE A SCANZANO

POTENZA - A Scanzano Jonico (Matera), lì dove doveva - secondo un decreto del Governo del 2003, poi cancellato dopo 15 giorni di protesta popolare - nascere il sito unico nazionale delle scorie nucleari, la notte scorsa una quindicina di attivisti di Greenpeace hanno fatto un blitz, chiudendo con del cemento tre pozzi di salgemma e creando un piccolo parco giochi.

Dalla località "Terza Cavone", dove sono arrivati anche il sindaco, Salvatore Iacobellis, e i rappresentanti dell'associazione "Scanziamo le scorie", tra i promotori della protesta del 2003, Greenpeace ha lanciato un messaggio a Governo e Regione Basilicata: "Dopo quello del 2003, per evitare un nuovo tentativo di portare qui le scorie radioattive italiane, bisogna chiudere definitivamente i pozzi".

In realtà, il 27 novembre 2003 il Consiglio dei Ministri approvò un emendamento al decreto sulle scorie nucleari, togliendo il nome di Scanzano Jonico dal provvedimento. "Ma oggi - hanno ribattuto gli attivisti - crediamo che il pericolo sia ancora vivo poiché, sul nucleare, il Governo sta portando avanti una politica 'militare' con una strategia di stampo sovietico, basata su un approccio autoritario alle scelte di localizzazione, in spregio delle direttive europee e delle prassi internazionali".

E così Greenpeace ha deciso di fare il blitz "a pochi giorni dal 23/0 anniversario del disastro di Cernobyl, e alla vigilia dell'apertura del G8 Ambiente di Siracusa". Su uno dei tre pozzi chiusi con il cemento, Greenpeace ha creato un piccolo parco giochi, con uno scivolo e un'altalena perché - come è scritto su uno degli striscioni esposti - non si può "giocare con il futuro dei nostri figli".

Ecco perché gli attivisti chiedono al Governo che "i pozzi vengano chiusi al più presto" e alla regione Basilicata "di annunciare pubblicamente che non è disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio".

da ansa.it

martedì 28 aprile 2009

Scutari, proteste contro la centrale nucleare

27.04.2009,11:01
Tirana - Il movimento cittadino contro la costruzione della centrale nucleare, ha realizzato ieri una protesta pacifica, alla quale si sono uniti centinaia di cittadini da Scutari. Con un corteo dal centro della città, i manifestanti sfilavano con dei cartelloni contro la centrale nucleare, come "No alla centrale nucleare in Albania", o "Rendiamoci attivi oggi per non diventare radioattivi domani", "Vogliamo raggi di sole, non radiazione nucleare", "L`energia va in Europa, gli albanesi nella fossa", "No alla centrale nucleare in Albania", etc. Uno degli organizzatori di questa protesta, Mentor Bimi, ha fatto appello alla classe politica a non usare Scutari per degli scopi politici attraverso le loro dichiarazioni pro e contro la centrale nucleare. Bimi ha fatto appello a tutti i cittadini di Albania ad unirsi a questa protesta. I cittadini di Scutari hanno esposto l`idea per la creazione di una legge contro la costruzione delle centrali nucleari. La protesta a Scutari ha attirato anche l`interesse dei media montenegrini, che sono giunti a Scutari proprio per seguire la manifestazione. La protesta combacia con la data dell`esplosione della centrale di Chernobyl, il 26 aprile del 1986, che ebbe catastrofiche conseguenze per l`intera Europa.


da pacelink.it

giovedì 23 aprile 2009

Nucleare e stoccaggio di CO2 va in onda il clima-business

Simonetta Lombardo da Siracusa

ATTUALITA' - G8 AMBIENTE A Siracusa si è aperto il summit dei ministri. La Prestigiacomo punta tutto sulle tecnologie a basse emissioni, come i depositi sotterranei di carbonio. I colossi energetici presenti applaudono timidamente.

Siracusa, lontani milioni di miglia da Kyoto e anche - presumibilmente - da Copenaghen. Qui vanno di moda il clima-business, il nucleare e le grandi opere.

In attesa del gatto grande, dell’inviata di Obama Lisa Jackson che arriverà domani, i potenti del mondo parlano di cambiamenti climatici ma soprattutto di tecnologie per mitigarli. Un dibattito orientato in partenza dall’Agenzia internazionale per l’energia e dalla Banca mondiale che hanno fornito, già all’inizio di aprile a Trieste, la ricetta per uscire dall’incubo del riscaldamento globale: occorre una «rivoluzione tecnologica energetica» in cui la maggior parte della riduzione delle emissioni viene dall’efficienza energetica (36%); dallo sviluppo delle rinnovabili (21%); dall’introduzione di cattura e stoccaggio del carbonio (19%) e per il resto - un 24% circa - dal nucleare.

Diavolo e acqua santa in salsa siracusana.Come previsto, i G8 - che poi a Siracusa sono G20 perché sono presenti molte delle economie in rapido sviluppo, a partire dalla Cina e dall’India - passano la prima piovosa giornata di lavori al castello Maniace dell’isola Ortigia a discutere patti economici su questi elementi più promettenti del mix energetico anti effetto serra e a incassare il plauso (in verità non entusiasta e tanto meno plebiscitario) da parte delle industrie private invitate a partecipare in gran numero a questa sessione: Enel, Eni, Fiat, la star francese del nucleare Areva, Mitsubishi, Gazprom e via elencando.

Confindustra, sullo sfondo, nicchia poco convinta: meglio puntare sull’efficienza energetica, rileva nel suo intervento pomeridiano il responsabile ambiente Aldo Fumagalli.La prudenza, in investimenti a rischio come quelli degli stoccaggi di CO2 è d’obbligo. E in effetti a Siracusa ad aprire la strada è proprio il governo italiano. Il ministro Stefania Prestigiacomo lo aveva detto chiaro già nel brieing per i giornalisti: un deposito di carbonio per ogni nuova centrale elettrica. Ieri lo ha ribadito: «Il nostro obiettivo è la disseminazione di tecnologie a basso contenuto di carbonio», leggi nucleare e stoccaggio della CO2.

Firma, una solare Prestigiacomo in tailleur rosa vivace e sciarpa di seta grigia, l’accordo Italia Australia per il sostegno del Global carbon capture and storage institute il cui scopo è «attivare e sostenere la realizzazione di progetti dimostrativi a scala industriale in un orizzonte temporale al 2015, in modo da rendere la tecnologia della Ccs commercialmente disponibile entro il 2020». Soldi già investiti in questa ricerca: 55 milioni di dollari da parte del governo australiano, una ventina di progetti sperimentali attivi in tutto il mondo.

E in Italia, Enel ed Eni stanno già lavorando per capire come portare allo stato liquido il carbonio prodotto dalla centrale elettrica di Brindisi per trasportarlo - via autostrada su camion cisterna - nel deposito geologico di metano di Cortemaggiore, in piena pianura Padana. Ma non basta: è già finanziata dall’Unione europea, nell’ambito di 12 progetti pilota nel vecchio continente, la realizzazione di un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica prodotta dalla centrale elettrica di Porto Tolle, che si vuole riconvertire a carbone con un finanziamento europeo da 100 milioni di euro.

Unico neo, il costo tecnico della trasformazione e stoccaggio: si parla, in casa Enel, di una somma che varia da 20 a 40 euro a tonnellata, più di quanto non costi acquistare un credito di emissione di carbonio e il tutto, naturalmente, al netto dei veri costi ambientali ed energetici globali: qualcuno ha calcolato le emissioni dei camion cisterna che andrebbero su è giù per le autostrade italiane?In realtà, nel dibattito siracusano, il vero fan di queste nuove mirabolanti tecnologie sembra essere il governo più che le aziende che in buona parte si limitano a chiedere più intervento pubblico.

Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, pur ricordando la sicurezza della tecnologia di stoccaggio («una volta sequestrata - spiega con cupa metafora - l’anidride carbonica rimane sigillata nella sua bara sotterranea») ma si tratta di una «soluzione parziale e provvisoria»: se ne può catturare e stoccare poca, non più del 5-10% delle emissioni antropiche. «Un primo sviluppo su vasta scala di tecnologie a basse emissioni di CO2 - rincara la dose l’ad di Enel Fulvio Conti - è necessario ma non è economico e quindi non può reggersi solo sull’impegno del mondo dell’industria». Per venire incontro a questa richiesta, assicura il ministero dell’Ambiente, i governi troveranno risorse «nei pacchetti di incentivi finanziari attualmente in discussione».

da terranews.it

martedì 21 aprile 2009

NUCLEARE: BLITZ GREENPEACE A SCANZANO, SITO SCORIE IN PARCO GIOCHI

(ASCA) - Scanzano Jonico, 21 apr - ''Dopo sessant'anni di ricerca, - afferma Greenpeace - tutti i problemi del nucleare rimangono ancora irrisolti: dalla gestione delle scorie alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di Uranio agli altissimi costi di costruzione. Un ritorno dell'Italia al nucleare non servira' neppure per tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento al 2020, in quanto i reattori non entrerebbero in funzione prima di quella data''.

''La politica energetica dell'Italia va esattamente nella direzione opposta rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti rinnovabili'', afferma Francesco Tedesco, responsabile delle campagna Energia e Clima di Greenpeace. ''Assistiamo infatti al ritorno a scelte sporche e pericolose, come carbone e nucleare''.

''I pozzi di Scanzano vanno chiusi al piu' presto e la regione Basilicata deve annunciare pubblicamente che non e' disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio'' conclude Alessandro Gianni', Direttore delle Campagne di Greenpeace.

da asca.it

lunedì 20 aprile 2009

G8:AMBIENTE;DA SIRACUSA A COPENAGHEN,OGGI A ROMA VERDI E ONG

(ANSA) - ROMA, 20 APR - Oggi dalle 15,00, a Roma, alla vigilia del G8 Ambiente che si terra' a Siracusa dal 22 al 24 aprile, eletti Verdi, rappresentanti delle Ong ambientaliste e della societa' civile discuteranno nel corso di un convegno intitolato ''Da Siracusa a Copenaghen: per un accordo globale contro i cambiamenti climatici'' degli obiettivi da raggiungere entro il 2020 per la riduzione delle emissioni CO2 e di altri gas a effetto serra. I Verdi europei hanno invitato alcuni esperti italiani ed europei che presenteranno un piano sul potenziale delle energie rinnovabili in Italia. Sono stati invitati anche degli industriali italiani che lavorano nel settore delle energie rinnovabili. I Verdi europei si soffermeranno sulla situazione italiana, anche in virtu' del fatto che il Senato italiano ha recentemente adottato una risoluzione che, caso unico in Europa, nega l'esistenza dei cambiamenti climatici. Gli organizzatori ricordano che l'Unione europea si e' impegnata a ridurre le emissioni dell'8% per il periodo 2008-2012 e del 20% entro il 2020 (oppure del 30% se si trovera' un accordo internazionale a Copenaghen). (ANSA). KYW

da ansa.it

Giovedì Forum internazionale "L'energia di domani"

(Teleborsa) - Roma, 20 apr - La politica energetica dell'Amministrazione Obama di fronte alla crisi sarà al centro della relazione che terrà al Forum di giovedì 23 aprile Kathleen Kennedy Townsend, Professore della Georgetown University e dell'Harvard University nonché ex vicegovernatore dello Stato del Maryland. Lo si legge in una nota di Coldiretti.
Saranno presenti anche Vandana Shiva, Fondatrice Navdanya che interverrà al Forum sul tema del rapporto tra energia e cibo, mentre di economia ed energia parleranno Pia Saraceno Amministratore Delegato, REF e Adnan Shihab-Eldin, Senior Advisor, Oxford Institute for Energy Studies e già Segretario Generale e Direttore Ricerche, OPEC.
Sulla realtà attuale e sulle prospettive future delle energie rinnovabili intervengono Gennaro De Michele, Responsabile delle Politiche di Ricerca e Sviluppo dell' Enel ed Emanuele Oberto Tarena della Direzione Marketing Privati, Agricoltura & Energie Rinnovabili dell'Intesa Sanpaolo.
Sarà il Presidente della Coldiretti Veneto Giorgio Piazza a introdurre i lavori che si concluderanno con una tavola rotonda su "Commestibili e Combustibili" alla quale partecipano il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, Paolo Scarpa Bonazza Buora, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica e il Presidente della Coldiretti Sergio Marini.
In vista dei ponti di primavera, nell'ambito del Forum verrà anche allestito, su un vero prato in riva al Canal Grande, il primo picnic a "basso impatto ambientale" con le attrezzature innovative, i prodotti e i consigli, per rendere il boom del tradizionale incontro con il verde piu' sostenibile dal punto di vista ecologico ed energetico.

da finanza.repubblica.it

mercoledì 15 aprile 2009

Acqua dolce e salata si sfiorano, così nasce l'energia del futuro

È la blue energy la nuova frontiera. Una energia «blu» sprigionata ogni qual volta che due soluzioni con diversa concentrazione si mescolano. Accade con l'acqua salata e quella dolce.

Le pale balbettano un po'. Quasi per assestarsi. Poi, dopo un paio di esitazioni, la piccola elica inizia a girare alla massima velocità. Il carburante che innesca il movimento è in una cisterna. All'interno, solo qualche litro di acqua salata e dolce. È la prova che un'altra energia pulita potrà contribuire allo sviluppo di quel mondo che punta sulle fonti rinnovabili. È la blue energy la nuova frontiera. Una energia «blu» sprigionata ogni qual volta che due soluzioni con diversa concentrazione si mescolano. Accade con l'acqua salata e quella dolce. Con il tè e il caffè.

Il fenomeno è ben conosciuto dagli esperti, ma mai usato: elettrosi inversa e processo di osmosi dove si libera l'energia. Per il resto del mondo è una novità. La piccola pala che continua a girare senza bisogno di alcun combustibile fossile (come gas o petrolio, che causano inquinamento), è solo un modello da laboratorio. Ma le potenzialità sono enormi. Lo studio è portato avanti da Jan Post, ricercatore al Dutch water technology research institute Wetsus. «Occorrono almeno un paio di anni prima che il processo - dice il ricercatore su Ode Magazine - possa essere applicato a quella che possiamo considerare una vera centrale elettrica». Ma qualcosa è stato già fatto.

Lo scorso giugno, la Redstack, una società affiliata con Wetsus, ha iniziato un processo in una fabbrica di sale nella città olandese Harlingen. Gli esperimenti hanno finora prodotto energia sufficiente per far funzionare un'aspirapolvere. È solo un inizio, ma la blue economy «vede» questa nuova energia come un pozzo di ricchezza senza fondo. Uno degli elementi fondamentali per lo sfruttamento di questa risorsa è che le centrali elettriche possono essere situate ovunque acqua salata e dolce si incontrano. In poche parole, ovunque un fiume sfoci in mare. Sui corsi d'acqua americani, i fiordi norvegesi o gli estuari asiatici.

La tecnologia può essere applicata anche sotto terra, con un impatto minimo sulle comunità del territorio. I ricercatori della Westus hanno individuato nell'estuario di Dike, a nord dei Paesi Bassi, il luogo perfetto per un primo impianto. Anche la Norvegia vuole sfruttare le potenzialità. Statkraft, la società di proprietà del governo di Oslo, vuole fare il proprio progetto di blue energy a Hurum, a sud della Capitale.

Oggi il prototipo di impianto ha una capacità di soli 4 kilowatt, appena sufficienti ad alimentare un frigorifero. I vertici della società elettrica sono però convinti che la potenza sprigionata dall'acqua riuscirà a coprire il 20 per cento del fabbisogno energetico della Norvegia. Erik Stein Skilhagen, vice presidente del progetto alla Statkraft, spiega: «Oggi l'importante non è la quantità di energia elettrica che viene generata, ma il fatto che possiamo generarla». Del resto anche sul Mercato la blue economy è tra i pochi settori che sta reggendo l'impatto con la crisi. Dopo lo sfruttamento della terra e dell'aria, nei prossimi decenni la convergenza di forze economiche, climatiche e tecnologiche potrebbe riportare fiumi, laghi e oceani all'avanguardia come nuova frontiera di sviluppo.

da iltempo.ilsole24ore.com

ECO-ENERGIA: DAL 2018 OBBLIGO DI IMMOBILI ZERO ENERGIA

- BRUXELLES - Tutti gli immobili costruiti dopo il 31 dicembre 2018 dovranno essere autonomi per il consumo energetico. Dovranno cioe' produrre tanta energia quanta ne consumano sul posto. L'orientamento e' stato votato dal Comitato Industria, Ricerca, Energia,(ITRE) del Parlamento europeo, impegnato a rivedere la direttiva comunitaria del 2002 sul rendimento energetico degli immobili. Gli europarlamentari hanno anche sollecitato un maggior investimento pubblico per promuovere l'efficienza energetica degli edifici. Secondo la decisione adottata dal Comitato, che verra' votata alla plenaria del 4/7 maggio, entro la data limite del 31 dicembre 2018 gli stati membri dell'Unione europea dovranno assicurarsi che tutti i nuovi edifici consumino tanta energia quanta ne producono, per esempio sfruttando i pannelli solari o le pompe di calore Al provvedimento non sfugge il patrimonio immobiliare esistente. Il Comitato ha votato, infatti, anche a favore di obiettivi nazionali intermedi per gli stabili esistenti. Cosi', per esempio, si dovranno fissare percentuali minime di edifici ad energia zero rispettivamente nel 2015 e nel 2020. Ma come viene definito un immobile a zero energia. Per il momento gli europarlamentari lo definiscono tale ''dove, come risultato di un livello molto alto di rendimento energetico dell'immobile, il consumo totale annuale di energia primaria e' uguale o inferiore alla produzione energetica ottenuta in loco con le energie rinnovabili''. Sara', pero' la Commissione europea a dover studiare nel dettaglio, entro il 2010, una definizione comune per '' gli immobili a energia netta zero''.

da ansa.it

venerdì 10 aprile 2009

Nucleare: la grande bugia

Marco Bersani esordiva dicendo che per prima cosa dovremo difenderci dal tentativo di «sequestrare la discussione». Ci chiederanno di diventare spettatori di una discussione fra tecnici, alcuni a favore del nucleare, altri contro.

È necessario invece «riprendersi la parola», il che comporta un «riprendersi le conoscenze». Dopo 22 anni, qualcuno ha deciso di ridiscutere la decisione presa dal popolo italiano. Questo può andar bene, perché in 22 anni le idee possono cambiare. Ma se tutti assieme si era deciso di no, non è possibile che oggi il presidente del consiglio decida il contrario da solo.

Il fatto che il nucleare sia oggi riproposto con le stesse motivazioni di 22 anni fa significa che il movimento antinuclearista non è riuscito a produrre un nuovo modello energetico, ammette Bersani. Ma quelle dei nuclearisti erano e restano «bugie», che il relatore provvede a confutare.

Prima bugia: il futuro è nucleare.

È uno strano concetto, se si considera che stiamo parlando di una tecnologia vecchia di 50 anni. Ma è la stessa Agenzia internazionale per l’Energia nucleare (Aiea) a dire che il contributo del nucleare alla produzione di energia nel mondo è appena il 16%. Nel 2030, secondo l’Agenzia, tale apporto scenderà al 13%, perché le centrali durano in media 25 anni (stanno cercando di prolungarne la vita fino ai 40 anni, ma è chiaro che ogni anno in più le renderà più pericolose). Il nucleare, infine, serve a produrre energia elettrica e, di conseguenza, non può in alcun modo sostituire l’energia prodotta attraverso i combustibili fossili.

ll nucleare non contribuirebbe dunque granché a ridurre le emissioni di anidride carbonica, responsabili del riscaldamento globale, anche perché, se il nucleare non emette CO2 in fase di produzione, non si può dire lo stesso riguardo alla costruzione e alla dismissione delle centrali, strutture che costituiscono l’esito di una filiera che prevede la produzione e l’uso di materiali quali gli acciai speciali e lo zirconio, tutta roba da smaltire dopo 25-40 anni.

Seconda bugia: il nucleare è economicamente competitivo.

Ovvero costerebbe poco e in più permetterebbe una diminuzione della dipendenza dall’estero. Il patto fra Berlusconi e Sarkozy prevede la costruzione di centrali Epr, un modello che non è ancora attivo in nessun Paese del mondo. In Francia, attualmente, le centrali Epr in costruzione sono due. I costi sono lievitati enormemente perché i cantieri sono stati bloccati molte volte, a causa di numerosissime infrazioni alle procedure di sicurezza. La spesa per centrale, in Francia, è già di 4,5 miliardi di euro. In Finlandia la centrale Epr in costruzione ha accumulato per ora 3 anni di ritardo (e costi di più di 5 miliardi) perché i lavori sono stati fermati per circa 2100 infrazioni alle procedure di sicurezza.

Le due società coinvolte si stanno imputando reciprocamente la responsabilità delle violazioni in tribunale. Il nucleare italiano costerebbe 28 miliardi per 4 centrali (14 li metterebbe la Francia e 14 l’Italia), vale a dire 7 miliardi a centrale! Si tratta, già in partenza (senza considerare cioè eventuali rallentamenti) di una cifra più alta di quelle pagate da francesi e finlandesi.

Per quanto riguarda la dipendenza dall’estero, essa diminuirebbe, in effetti, se fosse stato scoperto l’uranio in Italia. Nella realtà, la dipendenza dall’estero non diminuisce, ma cambia: dipenderemo da Canada e Australia, paesi “ricchi” di uranio.

Ma quanto uranio c’è nel mondo?

Si stima che nel 2035 sarà finito.

Anche ammettendo di poter scoprire nuovi giacimenti, rischiamo comunque di investire in una tecnologia che alla metà di questo secolo sarà già finita.

Siamo dentro una follia.

Qualcuno dice: ma già oggi importiamo energia a basso costo dalle centrali nucleari francesi. L’energia nucleare, tuttavia, non è conveniente per il cittadino. La bolletta energetica è infatti più o meno la stessa in Francia (58 centrali nucleari), in Germania (19 centrali) e in Spagna (4 centrali), ciò che significa che la quantità di energia nucleare prodotta non incide in maniera significativa sul prezzo della corrente. La Francia vende energia a basso costo perché l’energia nucleare non è modulabile: una centrale nucleare funziona continuamente a pieno ritmo, indipendentemente dalle esigenze “orarie” del Paese. 12 delle 58 centrali francesi producono energia in più e devono smaltirla. La vendono a basso costo per non disperderla.

Terza bugia: il nucleare è sicuro.

Secondo Berlusconi, l’Epr francese appartiene alle centrali nucleari di quarta generazione, quelle intrinsecamente sicure. Si tratta in realtà d’impianti di terza generazione, fatti sul modello di quelli di prima e seconda generazione.

Sono meno a rischio?

Sì, naturalmente, perché rispetto a qualche anno fa la tecnologia è andata avanti. Ma, in caso d’incidente, sono dalle 4 alle 7 volte più pericolose, perché sono molto più grosse. Il che, tra l’altro, impedisce di riattivare le “vecchie” centrali italiane, che dovranno essere smaltite, perché troppo piccole.

Nel 2005 la Commissione europea ha messo in piedi un gruppo di scienziati per sviluppare centrali nucleari intrinsecamente sicure. Un rapporto del 2007 dice che si potrà realisticamente parlare di centrali di quel tipo solo nel 2040, quando l’uranio sarà già pochissimo. Per di più, gli scienziati stanno ancora studiando 7 modelli diversi, segno che non hanno ancora ben chiaro da che parte cominciare.

Manca, oltretutto, la necessaria trasparenza delle informazioni.

In appena 55 anni d’esistenza delle centrali nucleari gli incidenti conosciuti d’intensità media o grave sono già 135 e si sono verificati a tutte le latitudini: negli Stati uniti, nell’ex Unione sovietica, in Gran Bretagna, in Francia, in Giappone. Qualche incidente c’è stato anche in Italia. Un accordo del 1959 tra l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e l’Aiea, la Risoluzione WHA, sottopone qualunque intervento dell’Oms in materia di effetti sulla salute delle radiazioni ionizzanti al veto dell’Aiea e prevede che in caso di incidenti lievi o anche gravi l’Aiea possa concordare con l’Oms misure per mantenere confidenziale il carattere delle informazioni. Il rapporto finale dell’Oms sul disastro di Chernobyl parlava di 50 morti e 4 mila tumori. Ci sarebbero invece un milione e 600 mila contaminati, 200 mila dei quali sarebbero già morti.

Quarta bugia: non ci sono alternative.

Il nucleare costituirebbe un’energia cui non sarebbe pensabile rinunciare in tempi di riscaldamento climatico. Ma il nucleare non è un’alternativa e non può essere una soluzione all’emergenza: il primo kw/h prodotto dalle centrali nucleari italiane dovrebbe vedere la luce nel 2020, mentre il Paese ha ben altri obiettivi da raggiungere per quella data, come previsto dall’Unione europea.

Quinta bugia. La grande rimozione: storie di scorie.

I nativi indiani avevano inventato il principio per cui non si potevano prendere decisioni se non si conoscevano gli effetti che queste avrebbero prodotto fino alla settima generazione.

Il tempo di dimezzamento del plutonio è di 24.400 anni. 25 mila anni fa la Francia e la Gran Bretagna erano attaccate.

Se il ministro Scajola dice che in un anno troverà un deposito sicuro perché dovremmo starlo a sentire?

Dovremo spendere tantissime risorse per mettere in sicurezza le 300 mila tonnellate di scorie esistenti: è criminale pensare di produrre anche solo un grammo in più. Il movimento italiano che nel 1987 ha vinto contro il nucleare era uno fra i più forti del mondo. Oggi il nucleare viene riproposto con gli stessi argomenti: è segno che, nel frattempo, non siamo stati capaci di elaborare e di “imporre” un altro modello energetico. Nel frattempo, l’energia è stata liberalizzata e ridotta a una merce come tutte le altre, cosicché oggi non possiamo rivendicare un piano energetico nazionale.

L’Italia non ha fame di energia. Il nostro Paese ne produce 88 mila MW/anno, a fronte di una domanda di 56 mila. Se importiamo energia dall’estero è perché il nostro sistema produttivo funziona al 50%. A questo proposito, la liberalizzazione dell’energia costituisce un guaio: perché un privato dovrebbe aver interesse a efficientare gli impianti, quando guadagna sul massimo consumo?

La posta in gioco è, in effetti, più ampia del semplice rifiuto del nucleare. Si tratta infatti del modello sociale che abbiamo in mente: a un modello termico di produzione dell’energia, centralizzato, fondato sui grandi impianti e che comporta una militarizzazione della società, dobbiamo contrapporre un’idea alternativa.

Le nuove centrali saranno protette dall’esercito e le nuove regole prevedono dai 5 ai 15 anni di detenzione per chi realizza un blocco stradale durante i lavori. Anche le aree militari, inoltre, potranno essere «valorizzate» economicamente, dotandole di centrali. A questa visione della società bisogna reagire riflettendo sulla natura dei beni comuni primari, dei quali dobbiamo riappropriarci. L’uso delle fonti rinnovabili permette di democratizzare il processo. Il sole sta dappertutto, il petrolio e l’uranio no.

Il movimento contro il nucleare dovrà dunque collegarsi a quelli per la riduzione dei rifiuti, a quelli per l’acqua. Il nucleare ha bisogno di enormi quantità di acqua per raffreddare gli impianti. La Francia usa allo scopo il 40% delle sue risorse idriche. Ma acqua e rifiuti sono beni che possono essere gestiti territorialmente in forma partecipativa e immediata. Non così l’energia, finché si tratta di gas e petrolio, o magari uranio; sì, se diventa acqua, sole, vento.

Dobbiamo evitare di commettere l’errore di lasciare che la battaglia contro il nucleare sia appannaggio delle popolazioni presso cui le centrali saranno costruite. Dobbiamo rendere inutili i modelli energetici che non siano basati sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico. Dobbiamo informarci e diventare piccoli nuclei di consapevolezza.

da agoravox.it

giovedì 9 aprile 2009

RENEXPO, Fiera europea delle bioenergie

Dal 16 al 18 aprile 2009 si terrà a Budapest la terza edizione di RENEXPO® Central Europe. La fiera-congresso è dedicata ai seguenti temi: bioenergia, biogas, geotermia, pompe di calore, energia idrica, eolica, edilizia e ristrutturazione a risparmio energetico.

L’edizione del 2008 ha visto la partecipazione di 3.600 visitatori professionali e 81 espositori provenienti da sette paesi.

Le Istituzioni del Sistema Italia presenti in Ungheria (Ambasciata d’Italia, Camera di Commercio Italiana per l’Ungheria, Ufficio ICE di Budapest) stanno organizzando uno stand collettivo all’interno di RENEXPO® Central Europe e un incontro sulle energie rinnovabili, in collaborazione con le Università „Budapest University of Technology”,„ELTE” e „Szent István” di Gödöllő.

L’intenzione è di costituire un'area espositiva riservata alle ditte italiane, affinché queste ultime possano esporre le proprie tecnologie, avvalendosi del supporto istituzionale per eventuali richieste di collaborazioni in loco. Si desidera inoltre organizzare un incontro a carattere misto scientifico/commerciale durante una delle tre giornate dell’esposizione.

da edilportale.com

Energia: ecco come trovare le offerte più convenienti

Trovare in pochi secondi l'offerta dei fornitori di energia sul mercato libero più conveniente per le proprie esigenze. È quello che permette di fare il nuovo servizio "Trova offerte" dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg), disponibile all'indirizzo http://www.autorita.energia.it/trovaofferte.htm .

Trasparenza, finalmente
Arrivato dopo mesi di attesa, questo strumento rende finalmente possibile confrontare le tariffe sempre più numerose e complesse degli operatori, davanti alle quali i consumatori si trovano inevitabilmente disorientati. Uno degli effetti è che a quasi due anni dalla liberalizzazione solo il 5% delle famiglie è effettivamente passato al mercato libero, mentre il 95% è rimasto nel "Servizio di maggior tutela", con tariffe imposte dalla Aeeg, in media leggermente più care ma più comprensibili.

Come funziona
Il funzionamento del "Trova offerte" è piuttosto semplice: bisogna indicare il Cap del Comune di interesse, la potenza dell'impianto e la quota di consumi annuali. Le informazioni si possono desumere dalla propria bolletta, ma un simulatore aiuta a stimare il proprio consumo, sulla base dei componenti della famiglia e dell'utilizzo di determinati elettrodomestici. Un'ultima schermata chiede di indicare i metodi preferiti di pagamento e se includere alcune categorie di offerte (come quelle a prezzo bloccato). L'operazione richiede circa un minuto e porta ad avere un quadro delle offerte degli operatori nella propria zona. E le sorprese non mancano visto che, in una simulazione effettuata, la differenza è risultata essere di oltre 90 euro all'anno tra l'offerta più economica e quella più cara. Sopra ogni tabella, inoltre, viene segnalato il prezzo corrispondente al tipo di consumi nel servizio di maggior tutela.
Al servizio hanno aderito su base volontaria dodici tra i maggiori operatori, i quali sono obbligati ad aggiornare tempestivamente l'Autorità in caso di ritocchi alle tariffe.

Decisioni consapevoli
«Con il "Trova offerte" sarà più facile trovare e confrontare le proposte dei venditori via via emergenti sul libero mercato per la fornitura di elettricità alle famiglie - sottolinea il presidente dell'Autorità per l'energia Alessandro Ortis -. Si vuole così contribuire a rendere le libere decisioni dei consumatori sempre più informate e consapevoli. Ora l'auspicio è che operatori sempre più competitivi facciano parte del sistema "Trova offerte", con proposte sempre più trasparenti e vantaggiose per i consumatori».

da ilsole24ore.com

mercoledì 8 aprile 2009

ENERGIA E AMBIENTE: A MOSCA DA DOMANI "ECOMONDO RUSSIA"

(AGI) - Rimini, 7 apr. -Apre i battenti, domani, a Mosca, "Ecomondo Russia", la rassegna sull'ambiente promossa dalla Fiera di Rimini col supporto della Regione Emilia Romagna e che permette di consolidare, ma anche ampliare, relazioni commerciali e istituzionali nella oramai consolidata 'green economy'. Ne e' un esempio l'alleanza con il VII TEK, l'annuale manifestazione promossa dal Consiglio delle Federazioni Russe, dalla Duma di Stato, dai Ministeri dello Sviluppo Economico, delle Industrie e dell'Energia, delle Risorse Naturali, dello Sviluppo Regionale, dei Trasporti. "Ecomondo", la cui 13a edizione si svolgera' a Rimini Fiera dal 28 al 31 ottobre 2009, si e' ormai ritagliata un proprio spazio nell'importante Forum russo sull'Energia e la presenza di un gruppo di imprese italiane nel cuore pulsante di una delle economie in piu' rapido sviluppo quest'anno avra' luogo nella sala espositiva del Maneggio, situata alle spalle della piazza Rossa di Mosca.
L'appuntamento moscovita, in calendario fino all'11 aprile, si preannuncia come un'opportunita' mirata di incontri fra imprese italiane del settore e decisori russi sulle politiche ambientali ed energetiche, nonche' con i buyers pubblici e privati di tecnologie, servizi e prodotti del settore. Un appuntamento di rilievo sara' la tavola rotonda Energia e Ambiente, in programma il 9 aprile quando Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell'Ambiente, interverra' insieme ai piu' autorevoli esponenti russi impegnati sulla sostenibilita' ambientale". A margine del convegno si svolgera' un incontro fra il direttore Clini e il Vice Ministro per lo Sviluppo Economico e il Commercio russo, Stanislav Voskresenskij. Nel corso dell'incontro sara' esaminato il testo di un accordo bilaterale di cooperazione in campo ambientale finalizzato alla realizzazione di progetti comuni nell'ambito del Protocollo di Kyoto. L'accordo sara' sottoposto in seguito all'approvazione dei due governi per la firma. In questi giorni a Mosca sono attesi almeno quattromila delegati, provenienti da 68 regioni delle repubbliche autonome della Federazione Russa.
Per l'occasione sono stati programmati molti incontri d'affari, tra le aziende presenti direttamente e i funzionari in visita.

da agi.it

La Germania dirà addio al nucleare, l’Italia lo accoglierà

Sette anni fa la Germania aveva deciso la graduale uscita dall’energia nucleare: ad ogni centrale era stata concessa una quantità di energia limitata che poteva ancora produrre. Man mano che le centrali raggiungono questi limiti, però, alcune imprese energetiche cercano di aggirare la legge.

Brunsbuettel e Biblis, entrambe ultratrentenni, hanno ancora pochi anni di vita. Le due centrali nucleari tedesche verranno chiuse rispettivamente nel 2012 e nel 2010. Questa decisione, confermata il 26 marzo dal tribunale amministrativo federale di Lipsia, risale a sette anni fa.

Il 22 aprile 2002, infatti, la coalizione tra socialdemocratici e verdi allora al governo aveva approvato una legge sull’uscita totale dall’energia nucleare. Con questa legge il governo Schroeder aveva concesso ad ogni centrale una quantità prefissata di elettricità da produrre prima della sua chiusura. Le centrali di Biblis in Assia e Brunsbuettel nello Schleswig-Holstein hanno quasi raggiunto il limite a loro concesso.

Da dove sorgono, allora, i dubbi sulla loro chiusura?

Le imprese energetiche RWE e Vattenfall hanno avanzato una richiesta: spostare su Biblis e Brunsbuettel il ‘resto di elettricità’ concesso ad una centrale ormai spenta (Mühlheim-Kärlich). La legge prevede però il trasferimento dell’elettricità di Mühlheim-Kärlich solo a determinate centrali, e Biblis e Brunsbuettel non sono tra queste.

Le imprese energetiche hanno comunque proposto il trasferimento anche perché si trattava di ben 45 miliardi di kWh: “Per noi non sono delle noccioline” dichiara l’avvocato di RWE, Bettina Keienburg. Anche solo i 30 miliardi di kWh previsti per Biblis rifornirebbero di elettricità la città di Berlino per più di due anni.

Il trasferimento di elettricità virtuale ancora concessa alla produzione, però, viene generalmente concesso da centrali vecchie a centrali più recenti. Nel caso di Brunsbuettel e Biblis si tratta invece di due Oldies, costruite rispettivamente nel ’76 e nel ’74.
Con i suoi 35 anni Biblis A è la centrale più vecchia dell’intero paese. Forse perché la considera ‘storica’, il suo direttore Hartmut Lauer spera che non sia giunta l’ultima ora per lei.

Il tribunale amministrativo federale, però, non considera l'anzianità delle centrali come un pregio. Nella fiducia che il progresso tecnico renda gli impianti recenti più sicuri, ha quindi rifiutato la richiesta di Vattenfall e RWE.

“La sentenza crea certezza giuridica a proposito dell’ulteriore esecuzione della legge sul nucleare”, spiega il ministro dell’ambiente Sigmar Gabriel.

In Germania infatti, 17 impianti sono ancora in funzione, ma entro il 2021, la terza potenza industriale mondiale promette di spegnerli tutti.

In cambio saranno attive quattro centrali italiane, che Enel intende mettere in funzione entro il 2020.

Si può quindi affarmare che ci troviamo sulla stessa strada. Il problema è che andiamo nel senso opposto.

da terranauta.it

martedì 7 aprile 2009

Ambiente: nato un edificio realizzato con rifiuti

Costruito da Savno di Conegliano, vince Energy Globe Award
(ANSA) - TREVISO, 6 APR - Un edificio realizzato interamente riciclando rifiuti e' stato costruito dalla Savno, azienda di smaltimento di Conegliano (Treviso).La costruzione - che e' sede della Savno stessa - ha vinto l'Energy globe award che le sara' consegnato il 13 aprile a Praga. ''Quando abbiamo costruito la nostra eco-sede con materiali provenienti da raccolta differenziata - dice il presidente di Savno Szumski - abbiamo voluto fare una scommessa; se invitiamo a riciclare'' dobbiamo dimostrare che e' utile.

«Con l'energia rinnovabile in Puglia 5 miliardi €»

BARI - «Le energie rinnovabili possono portare in Puglia investimenti per 5 miliardi di euro, ma per non perdere il treno della green economy è necessario semplificare le procedure autorizzative ». Paride De Masi, patron della Italgest, ha lanciato ieri in Confindustria la sua previsione sul futuro delle rinnovabili: un settore che già vede la Puglia prima in Italia per produzione eolica e fotovoltaica. Una macchina lanciata a forte velocità di cui è necessario governare la traiettoria, tra istanze di crescita e tutela dell’ambiente. Anche perché, dopo vento e sole, alla porta bussano le biomasse. Il convegno di ieri, organizzato da Italgest e Enel Green Power e moderato dal direttore responsabile della «Gazzetta» Giuseppe De Tomaso, ha visto Nichi Vendola scandire le linee dello sviluppo possibile: «Siamo a 56 megawatt di fotovoltaico solare e a 960 megawatt di eolico e ne abbiamo altrettanti autorizzati», ha detto il governatore, che ha invitato a guardare l’energia «come a un pezzo del sistema di cui fanno parte acqua e rifiuti». Ed ha insistito, Vendola, su uno dei problemi principali, quello della congestione delle dorsali elettriche: «La Puglia - ha spiegato - esporta l’86% dell’energia che produce, lo fa in maniera rallentata perchè ci sono problemi sulla rete di trasmissione: perché deve farsi carico anche di pagare le multe? Non solo produciamo energia per la Padania, ma dobbiamo anche pagare la loro bolletta elettrica».

A Vendola ha risposto, indirettamente, Stefano Tosi di Terna: è stato programmato - ha detto - il potenziamento dell’infrastruttura di rete così da garantire il pieno utilizzo dei 1.600 MW di potenza in più previsti nei prossimi anni. Ma anche qui, ha avvertito, c’è il problema degli enti locali che spesso non remano nella stessa direzione. «Ai sindaci - è l’appello di Nicola De Bar tolomeo, presidente regionale di Confindustria - chiedo di abbracciare con convinzione questo campo innovativo: dimostriamo di essere un popolo concreto».

L’altro nodo dello sviluppo è la lentezza dei processi autorizzativi. Ma qui - garantisce l’assessore regionale all’Ecologia, Michele Losappio, si sta facendo molto. «A oggi - ha detto Losappio - sono circa 170 le domande per impianti eolici ancora in attesa di essere esaminate, rispetto alle 484 presentate dal 2002». La Regione sta lavorando per risolvere il problema della legge 31/2008, impugnata dal governo: «Siamo pronti a ragionare sul divieto di installare il fotovoltaico in aree protette così come sulle Dia, ma difenderemo la norma degli accordi di programma così come quella che chiede di presentare i progetti insieme ad adeguate garanzie bancarie».

Gli fa eco Roberto Longo, presidente dell’Aper (associazione dei produttori): «Siamo anche noi per uno sviluppo regolato, e la Puglia sta facendo bene. Giusto contrastare chi presenta domande per prendere il numero di protocollo, sbagliato ostacolare il professionista che sviluppa un progetto serio e rispettoso delle regole. E sbagliato anche dare una corsia preferenziale ai progetti degli enti locali, che così diventano nostri concorrenti».

Losappio ha parlato di «un gran numero di richieste» per impianti fotovoltaici, tra cui un insediamento da 150 MW (3 volte la potenza installata in Puglia). Un’effervescenza che spiega il grande interesse del mondo bancario. Oltre ad Mps Finance (rappresentata dal vicedirettore generale Gabriele Gori), ieri è intervenuto anche l’ad di Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini: «Nel 2009 - ha detto - abbiamo stanziato 45 milioni per finanziare le imprese che operano nelle rinnovabili. Il nostro compito è essere molto attenti al livello qualitativo delle proposte. L’energia verde? Deve garantire un modello di sviluppo compatibile, ma non alternativo, al nucleare». Tema su cui Vendola continua a esprimere il suo fermo no. «È una risorsa che va gestita in modo molto particolare - è invece l’opinione di Francesco Starace, presidente di Enel Green Power - se in Italia se ne ricreano le condizioni, non vedo perché non approfittarne».
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
da lagazzettadelmezzogiorno.it

lunedì 6 aprile 2009

AMBIENTE:DA ECOPOLIS MAPPA CITTA'FUTURO,SFIDA ZERO EMISSIONI

(ANSA) - ROMA, 6 APR - Un investimento oggi del 2% del Pil mondiale in politiche per la sostenibilita' consentirebbe ai governi di tutto il mondo un risparmio nel prossimo futuro di oltre il 20% del Pil complessivo. E la sfida zero emissioni e alta sostenibilita' sara' concentrata nelle citta', destinate ad essere sempre piu' grandi. La mappa delle metropoli del futuro e' stata tracciata in occasione della 1/a edizione di Ecopolis: il summit internazionale dedicato al tema dell'ambiente urbano e della sostenibilita', promosso da Camera di Commercio di Roma e Fiera Roma che si e' chiuso venerdi' scorso nella capitale. La tre giorni della sostenibilita' presso la fiera di Roma ha terminato con un bilancio di 7.000 visitatori accreditati, due padiglioni per un totale di 15.000mq occupati, 100 aziende e istituzioni che hanno presentato prodotti e progetti innovativi, oltre 170 speaker nazionali e internazionali intervenuti in 22 convegni e main conference. ''Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti - ha detto il Presidente di Fiera Roma, Roberto Bosi - crediamo fermamente che proprio in momenti come questo sia necessario favorire il dialogo tra mondo produttivo e istituzioni. Le aziende hanno bisogno di nuovi stimoli da cui ripartire e gli studiosi intervenuti a Ecopolis confermano che lo sviluppo sostenibile e' certamente un motore di ripresa per il sistema industriale''. La citta' del futuro sara' grande, in essa abitera' un numero sempre maggiore di persone di diversa provenienza, cultura, estrazione sociale, disponibilita' economica. Le citta' sono il vero terreno della sfida alla quale tutta l'umanita' e' chiamata a partecipare: la sfida della costruzione di comunita' a zero emissioni. (ANSA). Y99-GU

ECO-ENERGIA: ITALIA FARA' BIOETANOLO SECONDA GENERAZIONE

(ANSA) - BRUXELLES, 6 APR - L'Italia sara' tra i paesi europei all'avanguardia nella produzione di bioetanolo di seconda generazione. Gia' a partire dall'anno prossimo Tortona ospitera', infatti, un impianto in grado di produrre 35.000 tonnellate l'anno di biocarburante. In Europa la produzione di bioetanolo di seconda generazione per ora e' limitata a due impianti pilota, uno in Spagna a Salamanca, con una capacita' di 5 milioni di litri, ed uno, che entrera' in funzione a novembre, in Norvegia, in grado di produrne 5,4 milioni. Il progetto italiano e' stato illustrato dal gruppo Mossi e Ghisolfi, ospite a Bruxelles alla recente prima Conferenza Europea sul Bioetanolo. La sperimentazione, concentrata sulla produzione di biocarburanti, ma soprattutto sull'etanolo di seconda generazione e' iniziata solo quattro anni fa. E' cosi' nato un grosso centro di ricerca, 3.000 metri quadrati, con test di laboratorio, processi di fermentazione ed idrolisi, diversi tipi di reattori in grado di trattare fino a 160 chili di biomassa l'ora. Si e' lavorato su diverse materie prime coltivate su un terreno campione di cento ettari ed ora si e' ormai in vista della dirittura d'arrivo. L'impianto, secondo le previsioni, dovrebbe iniziare a funzionare nel maggio 2010. (ANSA). YFZ-GU

venerdì 3 aprile 2009

Rinnovabili/ Google disegna mappa online per costruire impianti

Path to Green Energy fornisce informazioni su specie e territorio
Roma, 2 apr. (Apcom-Nuova energia) - Scegliere il posto giusto per realizzare un investimento è sempre difficile, trovare il sito per ottimizzare la realizzazione di un impianto a energia rinnovabile lo è altrettanto. Adesso, però, grazie all'alleanza tra Google, il suo motore di ricerca Google Earth, e due istituzioni statunitensi legate all'ambiente, potrebbe essere tutto più semplice, scrive il San Francisco Chronicle. Il nuovo strumento di mappatura di Google Earth, Path to Green Energy, mostra alle società che investono in rinnovabili i luoghi dove è più vantaggioso investire e inoltre fornisce informazioni complete sulle specie che si trovano nella zona e sui centri abitati. La nuova funzione è stata realizzata grazie alla concessione di documenti e dati sui parchi naturali e altre aree protette da parte della National Audubon Society e del Natural Resources Defense Council. Ingrandendo, per esempio, il deserto Mojave, una delle location più sponsorizzate per i progetti fotovoltaici, si possono individuare in pochi secondi le aree che sono off-limits e quelle dove invece è possibile costruire un impianto. La mappatura dispone, infatti, di colori diversi a seconda della destinazione del terreno. Lo strumento è già disponibile online e chiunque può utilizzarlo. Secondo Google il progetto potrà aiutare anche le compagnie elettriche e le agenzie federali a individuare più velocemente le aree dove sviluppare nuove linee elettriche. Ideato per venire incontro alle esigenze degli ambientalisti e delle società impegnate nelle rinnovabili, il Path to Green Energy potrebbe essere uno strumento utile anche per chi deve costruire una casa. Si tratta ancora di un progetto "work in progress", perché attualmente copre soltanto 13 stati degli Stati Uniti occidentali.

wallstreetitalia.com

giovedì 2 aprile 2009

Il sole fa la rivoluzione? Legambiente ci crede, e prova a coinvolgere l´Eni

LIVORNO. Domani al Politecnico di Torino si terrà una conferenza internazionale sull’energia solare dal titolo ”Anche il sole fa la sua rivoluzione”, molto ammiccante, anche per i soggetti che la promuovono trattandosi di Eni e Legambiente.
Un convegno che rappresenta la prima tappa del progetto EnergyThink (www.energythink.it) “Il Futuro del Pianeta, gli scenari dell’Energia” di Eni e Legambiente che, nel rispetto reciproco delle proprie identità e ruoli, intendono porre le basi per un confronto propositivo sul terreno delle energie rinnovabili.
A parlare agli studenti sono stati chiamati nomi illustri della comunità scientifica internazionale oltre dell’ateneo torinese e i dirigenti di Eni e Legambiente, che domani introdurranno il convegno e ai quali abbiamo posto alcune domande.

Che cosa ha spinto un’ associazione ambientalista come Legambiente- abbiamo chiesto a Rossella Muroni, che ne è la direttrice generale- a promuovere un convegno sull’energia solare con un’azienda come Eni?
«Direi che è una sfida. Parlare di cose concrete con chi è diverso da noi. Una filosofia che caratterizza da sempre l´azione di Legambiente. Proprio Eni e i grandi colossi dell´energia possono fare la differenza sulla via dello sviluppo alle fonti rinnovabili e allora è proprio con loro che ne dobbiamo parlare. Rimangono i rispettivi punti di vista e le criticità ambientali e sociali che caratterizzano le attività di una società come Eni e sappiamo entrambe che su quel piano continua il confronto. Questo però non ci impedisce di aprire un fronte di dialogo e ricerca comune. Le energie rinnovabili hanno molti nemici, è per questo che per promuoverle e difenderle ci vogliono alleanze inedite e forti».

Quali obiettivi vi ponete di raggiungere, come Legambiente, con questa iniziativa?
«Innanzitutto parlare con i giovani universitari, i ricercatori di domani. E´ un appello ad investire il proprio progetto di vita e di studio sulle rinnovabili, a crederci. Anche l´ambiente ha bisogno di ricerca e ha bisogno di grandi idee: speriamo che sia un cervello italiano, non costretto alla fuga, che ce le dia. Innovazione e ambiente sono ormai un binomio inscindibile ed è per questo che abbiamo voluto entrare in un ateneo autorevole come è il Politecnico di Torino. Siamo alla ricerca di giovani menti che aiutino l´innovazione e che credano nella sostenibilità ambientale anche come progetto lavorativo e di studio. Questo a maggior ragione alla luce di quanto è avvenuto negli ultimi mesi quando l´annuncio del ritorno del nucleare in Italia ha fatto schizzare le richieste di iscrizione a scienze dell´atomo! dobbiamo correre ai ripari anche sul piano culturale e dire agli universitari che il nucleare è un bluff peraltro molto pericoloso».

Legambiente è fortemente impegnata per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, a fianco del risparmio e dell’efficienza energetica. Quali prospettive prevede per questo settore nel nostro Paese?
«Il settore delle rinnovabili sta dimostrando di poter superare alla grande la fase di crisi economica. E´ un settore dinamico che porta con se oltre ai grandi colossi dell´energia una miriade di piccole e medie imprese. In particolare l’eolico uscirà dalla crisi per primo, perché la sua crescita attira capitali che compensano la stretta del credito. La notizia di questi giorni è che le installazioni e la messa in esercizio di impianti fotovoltaici in conto energia in Italia sono nel 2008 di gran lunga superiori rispetto ai valori comunicati fino a poche settimane fa. Il GSE ha infatti registrato un vero e proprio boom di allacci di impianti nel solo mese di dicembre 2008, oltre 5.000 per una potenza superiore a 130 MW, un terzo del totale di tutto l’anno. Un dato che fa schizzare la potenza degli impianti incentivati in conto energia per lo scorso anno a 329 MW, un numero che posiziona il nostro paese quale terzo mercato mondiale del fotovoltaico per l’anno passato, dopo Spagna e Germania e prima di Corea del Sud, Stati Uniti, Giappone, Cina. Insomma non è dal mercato o dall´economia che le rinnovabili hanno da temere. E´ l´inadeguatezza della politica a rappresentare l´ostacolo maggiore. Al di là degli schieramenti il nostro Paese non ha saputo mettere in campo un piano strategico di sviluppo delle rinnovabili che investisse senza indugi su eolico e solare innanzitutto. Ora poi con il delirio del ritorno al nucleare e con un governo che si fa paladino contro la strategia europea sulla lotta ai mutamenti climatici è tutto più difficile. La verità è che il miraggio nucleare ci farà perdere tempo e soldi senza risolvere i problemi attuali e stringenti legati ad una produzione sostenibile dell´energia, all´abbattimento delle emissioni allo sviluppo di politiche di risparmio ed efficienza energetica».


da greenreport.it

Nucleare, scandalo in Francia "Edf spiava Greenpeace"

Due alti dirigenti del colosso statale dell'energia atomica sono indagati con l'accusa di aver fatto violare i computer del gruppo ambientalista

PARIGI - Una si occupa di telecomunicazioni, l'altra di energia. Una è italiana, l'altra è francese. Una è privata, l'altra è statale. Una cosa in comune Telecom e Edf però ce l'hanno. Proprio come l'azienda presieduta un tempo da Marco Tronchetti Provera, anche il colosso transalpino del nucleare è sospettato di aver usato ex funzionari delle forze dell'ordine per spiare illegalmente i potenziali avversari o nemici.

A svelare lo scandalo, senza fare però il nome del Tavaroli della Edf, è stata la stampa francese, rivelando l'esistenza di un'inchiesta sul conto di due alti dirigenti dell'azienda accusati di aver disposto l'hackeraggio del computer dell'ex responsabile della campagna antinucleare di Greenpeace Francia, Yannick Jadot. Il magistrato che conduce l'indagine starebbe valutando anche l'ipotesi che Edf abbia tentato di infiltrare l'associazione ambientalista attraverso una società di security chiamata Kargus Consultants.

Un esperto della KC ha confermato di aver cercato di intromettersi illegalmente nei computer di Greenpeace, ma secondo i vertici della società avrebbe agito a titolo personale. Dal canto suo la Edf ha negato di aver mai chiesto di far spiare l'associazione ambientalista, limitandosi a confermare di essersi avvalsa in passato della consulenza della Kargus.

I fatti risalgono al 2006 e sono legati alla diffusione di un documento tecnico, coperto da segreto militare, fatta da Greenpeace e dall'associazione francese Sortir du Nucleaire. Il dossier riguardava in particolare l'inaffidabilità del reattore Epr francese in caso di incidente aereo con un jumbo jet. La pubblicazione dello studio fece andare su tutte le furie il governo.

In una nota, Greenpeace su dice oggi "nauseata dalla rivelazione" e annuncia di voler contestare le tattiche da guerra fredda di Edf "che dimostrano l'incapacità dell'industria nucleare di partecipare a un dibattito democratico aperto". "Come è stato dimostrato più e più volte, la democrazia e l'industria nucleare non possono convivere", ha commentato l'attuale responsabile della campagna nucleare di Greenpeace International, Rianne Taule.

"Con il sostegno del presidente Sarkozy - denuncia ancora Greenpeace - Edf, la società che gestisce tutti i reattori nucleari in Francia, sta aggressivamente promuovendo la tecnologia nucleare in tutto il mondo. Tuttavia, la proliferazione delle centrali nucleari significa minore trasparenza nel dibattito energetico".
Intervistato dal quotidiano britannico Guardian, Jadot, che nel frattempo è passato alla politica candidandosi alle prossime elezioni europee nelle file dei Verdi, ha detto di non aver mai sospettato di essere spiato. "E' scioccante che un'azienda statale si sia avvalsa di ex agenti dei servizi segreti per spiare un gruppo ambientalista - ha detto - ma dubito che abbia potuto fare tutto un solo hacker".

da repubblica.it

mercoledì 1 aprile 2009

Obama: la Casa bianca diventerà verde

WASHINGTON – Da Casa bianca a Casa verde. A un giorno dalla sua richiesta a Berlusconi, accettata dal nostro premier, di tenere un forum sulla sicurezza energetica e contro i cambiamenti climatici al G8 della Maddalena a luglio, il presidente americano ha dato il via a un piano che farà della Casa bianca la casa ambientalista modello degli Stati Uniti. Obama, che vi coltiva già un orto con la first lady Michelle, vuole installarvi dei pannelli solari, dotare di doppi vetri le finestre, ridurre il consumo di elettricità moderando riscaldamento e aria condizionata e spegnendo le luci di notte, riciclare quanto più possibile, e così via. E’ un impegno da lui assunto nella campagna elettorale: «In famiglia - disse - risparmiamo energia. Lo faremo anche alla Casa bianca».

L’iniziativa del presidente ha suscitato l’entusiasmo dei verdi. Rick Fedrizzi del Us Green building council ha dichiarato di essere certo che l’America seguirà il suo buon esempio, e Steve Strong della Solar design association che «un pannello solare nel parco della Casa bianca sarebbe il simbolo del nostro sforzo di indipendenza energetica e di preservazione dell’ambiente». L’architetto John Carron ha auspicato che Obama adotti anche altri accorgimenti, come l’altalena di legno con sedili di copertoni d’auto riciclati ordinati per le figlie Malia e Sasha. «Non si tratta solo dalla Casa bianca - ha osservato - ma anche dei suoi uffici nell’adiacente Palazzo Eisenhower. In tutto, ci sono 132 stanze, il taglio dei costi sarà enorme».

Obama non è il primo presidente a sognare che la Casa bianca diventi verde. Il pioniere fu Bill Clinton, che nel ’93, nella giornata della terra, inaugurò una serie di lavori di ristrutturazione che nei sei anni successivi gli fruttarono un risparmio di 1 milione e mezzo di dollari in riscaldamento, aria condizionata, illuminazione. Persino Bush, considerato un nemico dagli ambientalisti, prese dei provvedimenti, installando tre pannelli solari per l’acqua dei bagni, delle docce e delle piscine. Ma Obama intende andare oltre: vuole fare scendere la Casa bianca e con essa tutti i palazzi governativi al livello dell’Europa, dove il consumo pro capite di energia è tre volte inferiore. Raggiungere l’obbiettivo non sarà facile per Obama. John Carron ricorda che negli Anni settanta Jimmy Carter tentò di usare i pannelli solari senza riuscirvi, e che l’anno scorso la speaker della Camera Nancy Pelosi si propose di rendere verde il Campidoglio, il Palazzo del Congresso, ma dovette rinunciarvi a causa dell’opposizione. Con le nuove tecnologie, tuttavia, asserisce l’architetto, Obama potrà compiere notevoli progressi.

Ennio Caretto
da corriere.it

Tratto dal discorso di presentazione del Presidente Obama della legge finanziaria 2010



<<...Because our future depends on our ability to break free from oil that's controlled by foreign dictators, we need to make clean, renewable energy the profitable kind of energy. That's why we'll be working with Congress on legislation that places a market-based cap on carbon pollution and drives the production of more renewable energy.

And to support this effort, we'll invest $15 billion a year for 10 years to develop technologies like wind power and solar power, and to build more efficient cars and trucks right here in America. It's an investment that will put people back to work, make our nation more secure, and help us meet our obligation as good stewards of the Earth we all inhabit....>>

«Poichè il nostro futuro dipende dalla nostra abilità di liberarci dal petrolio... abbiamo bisogno di rendere l'energia rinnovabile e pulita una forma redditizia di energia. [...]

Per sostenere questo sforzo investiremo 15 miliardi di dollari all'anno per 10 anni per sviluppare tecnologie come l'eolico e il solare... E' un investimento che ci rimetterà al lavoro, ci renderà più sicuri e ci aiuterà a compiere i nostri doveri di buoni amministratori della Terra che tutti abitiamo

Ah, se cercate in lungo e in largo nel discorso di Obama non troverete l'ombra delle parole "nuclear" o "atomic". Curioso, no?

Il testo integrale

Il Governo ha deciso: centrale nucleare alla Sentina

La centrale nucleare dove lavora Homer Simpson, personaggio del fumetto omonimo

Il Consiglio dei Ministri di questa mattina ha individuato i quattro siti dove verranno installati gli impianti: oltre Prezzacci in Sicilia, Carle in Veneto, San Dabbiene in Piemonte scelto anche San Benedetto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Alla fine, la scelta è ricaduta proprio sulla Sentina: il Governo Berlusconi, in un Consiglio dei Ministri che si è riunito in mattinata, ha scelto le quattro località dove verranno installate le centrali nucleari come da accordi sottoscritti con la Francia.

Una di queste interesserà proprio San Benedetto: la scelta, in base agli studi tecnici, è dovuta ad una serie di questioni: la vicinanza di un corso d'acqua e il basso rischio sismico su tutti.

Le altre tre città interessate sono Prezzacci (Catania), Caorle (Treviso) e San Dabbiene (Piemonte).

Presto importanti aggiornamenti su questa decisione.

di Antonio Scolpelli
da sambenedettoggi.it

Made in Italy il solare di nuova generazione

INNOVAZIONE/ Il gruppo Angelantoni, specializzato in tecnologie energetiche, si allea prima con la Techint e quindi con la Siemens per la produzione industriale

PATRIZIA FELETIG

La tecnologia italiana alla conquista del mondo nel solare termodinamico, chiamato anche solare a concentrazione. È considerato fra le varie forme di energia solare quella con il maggiore potenziale di sviluppo perché capace dei migliori rendimenti. È una tecnologia in cui l’Italia ha una buona posizione, a conferma del rapporto virtuoso che può instaurarsi tra ricerca pubblica e imprese private al fine di investimenti produttivi. Il progetto si chiama Archimede: l’ha realizzato l’Enea e ora acquista una dimensione industriale con l’acquisto della Siemens del 28% del produttore che lo sta realizzando costruendo i "tubi ricevitori a sali fusi" per centrali solari termodinamiche, l’Archimede Solar Energy della Angelantoni.
All’origine del solare a concentrazione made in Italy, c’è l’intuizione del Nobel per la fisica, Carlo Rubbia. Grandi specchi parabolici concentrano la luce del sole su un tubo ricevitore, dentro il quale scorre un fluido. Nel solare termodinamico tradizionale si usa un olio, Rubbia l’ha sostituito con una miscela di sali fusi che raggiunge maggiori temperature (550° contro 380) moltiplicandone l’efficienza. L’energia solare è "trasportata" in un serbatoio ad accumulo, utile per supplire ai momenti di scarsa insolazione. Il serbatoio è in contatto termico con uno scambiatore di calore che genera vapore utilizzato per muovere delle turbine collegate agli alternatori che generano corrente elettrica. La differenza è nel fluido utilizzato, che nella versione italiana è più redditizio. Già si trovano centrali termodinamiche in diverse zone aride e assolate del mondo (per produrre 1MW servono mediamente di 24 ettari di superficie): in California è in funzione da 20 anni un impianto termodinamico nel deserto del Mojave e ora se ne sono aggiunti altri 8 per una capacità totale di 350MW. In Spagna ci sono due impianti per una potenza totale di 50MW. I costi di installazione per impianti di tali dimensioni oscillano tra i 2,5 e 4,8 milioni per MW.
Questa tecnica di captazione dell’energia solare produce elettricità in maniera costante, senza interruzione e in grandi quantità. La miscela di sali fusi brevettata dall’Enea è economica, non è infiammabile, non è inquinante come l’olio minerale altrimenti usato. Il cuore di un impianto solare a concentrazione è il tubo ricevitore, la componente a più alto contenuto tecnologico. Quando nei laboratori Enea di Casaccia e di Portici si è cominciato a lavorare sul progetto di solare termico con fluido di scambio formato da 60% di nitrato di sodio e 40% di nitrato di potassio, ci si scontrò con il problema di un modello di ricevitore ad alta efficienza e buona stabilità. I due fornitori presenti sul mercato mondiale non erano in grado di soddisfare le specifiche tecniche di un tubo capace di resistere alle altissime temperature richieste dalla tecnologia a sali fusi. Il team di ricercatori diretto da Mauro Vignolini selezionò allora una rete di aziende specializzate nella lavorazione di materiali speciali, alle quali trasferì le conoscenze sviluppate nel campo dei film sottili, saldature vetrometallo e deformazioni termomeccaniche. Nei 7 anni di sviluppo sono state coinvolte l’Itiv per l’assemblaggio dei componenti del tubo, la Polo per la creazione del vuoto nell’intercapedine del tubo captante la radiazione e l’esterno di protezione, la Steroglass per la saldatura del soffietto metallico di dilatazione con il tubo esterno di protezione in vetro. Nel 2007 tutte le competenze sono confluite nella Archimede Solar Energy controllata dalla Angelantoni Industrie, 130 milioni di fatturato e 750 dipendenti tra Italia, Francia, Germania, India e Cina.
Il progetto di fattibilità della tecnologia Enea si concretizzerà fra un anno e mezzo con un impianto commerciale da 5MW (scalabile a 30) che integra la centrale termoelettrica a gas dell’Enel a Priolo Gargano in provincia di Ragusa. Il progetto Archimede ha coinvolto competenze produttive multidisciplinari. Ronda Reflex, azienda di pannelli specchianti ha brevettato innovativi specchi parabolici polimerici con sottile rivestimento in vetro a specchio. La Duplomatic infine, specializzata negli azionamenti oleodinamici di precisione, ha messo a punto un sistema per la movimentazione degli specchi parabolici.

da repubblica.it

L'illusione nucleare : i rischi e i falsi miti

Un'occasione per confrontarsi su un tema sempre più attuale e rilevante. Questa è l'intenzione di Legambiente Varese, che giovedì 2 aprile alle ore 21 ha organizzato presso lo spazio scopriCoop di via Daverio un incontro pubblico per presentare il libro "L'illusione nucleare . I rischi e i falsi miti" . Insieme agli autori Carlo Monguzzi , consigliere regionale dei Verdi, e Sergio Zabot , responsabile settore energia della Provincia di Milano, parteciperà Stefano Ciafani , responsabile scientifico nazionale di Legambiente.
"Dopo il primo incontro di febbraio sulle energie rinnovabili, che ha visto la presenza di più di cento persone - dichiara Dino De Simone, presidente di Legambiente Varese -, proseguiamo nel nostro discorso pubblico sull'energia affrontando la questione del nucleare, per svelarne le illusioni. Speriamo che intervengano persone con convinzioni differenti dalle nostre, così da poter dare vita ad un dibattito serio e approfondito. "
"Ribadiamo - continua De Simone - che il modo migliore per liberare l'Italia dalla dipendenza energetica dall'estero sta nell' intrapendere con più decisione la strada del risparmio energetico . Esso rappresenta infatti , secondo noi, la migliore fonte d'energia."

da varesenews.it

Nucleare: scontro Scajola-Marrazzo e Castellacci (Pdl) dice “No”

Duro botta e risposta tra il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, e il governatore del Lazio, Piero Marrazzo.

Scajola ha sottolineato il fatto che il “no al nucleare” espresso dal popolo italiano nel referendum del 1987 fa è costato tantissimo, in termini economici, alle famiglie del nostro Paese. “Qualcuno ha capito che fu uno sbaglio, qualcun altro no”, ha aggiunto.

La risposta di Marrazzo: “La cultura del “non nel mio giardino” non ci appartiene, ma noi come negli Usa di Obama, nella Spagna di Zapatero o nella Germania della Merkel, abbiamo deciso di puntare sulle fonti rinnovabili. Si esce dalla crisi puntando su innovazione e sviluppo, non su costosi progetti del passato come il nucleare di vecchia generazione, improvvisamente abbracciato dal governo”.

Molto chiaro anche il neo-governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, sulla possibilità di ospitare nell’isola una delle centrali: “Dovrebbero passare sul mio corpo prima di fare una cosa simile”.

da blitzquotidiano.it