Chat No Nuke

off line

martedì 29 dicembre 2009

NUCLEARE INCIVILE E MILITARE


Energia Vi è un argomento a sostegno del no al nucleare che neppure i più fanatici sostenitori dell'energia atomica contestano: il legame indissolubile tra nucleare civile e nucleare militare.


Attualmente l'esempio più eclatante di questo connubio è rappresentato dallo sforzo di gran parte della comunità internazionale per impedire all'Iran lo sviluppo di un programma di reattori nucleari civili.
Situazione a dir poco kafkiana: Teheran rivendica a ragion veduta e secondo tutte le convenzioni internazionali, la legittimità di tale programma; altri, timorosi della possibile (e probabile) atomica degli ayatollah, minacciano sanzioni e attacchi militari per impedirlo.
A parte l'ipocrisia di chi rilancia il nucleare nel proprio Paese e ha anche l'atomica ma è risoluto a impedire ad altri ciò che esso stesso possiede; a parte la Stella di Davide che urla al pericolo dimenticando (e con Israele tutto l'Occidente) delle sue quasi 200 testate. E del fatto che esse sono al di fuori di qualsiasi controllo internazionale; a parte l'evidente e insostenibile doppio binario nell'approccio al nucleare (vedi bombe Pakistan e India), rimane il fatto che nessuno nega che il nucleare civile è sempre propedeutico al nucleare militare e che - quindi - lo sviluppo diffuso dell'energia atomica civile presuppone quello degli armamenti nucleari, con relativi pericoli di nuove Hiroshima.
Esistono numerosi esempi di Paesi che stanno sviluppando energia nucleare specialmente per via della possibilità di dotarsi di bombe atomiche.
Le regolamentazioni internazionali su cui si regge l'industria civile nucleare - in particolare le regole per i Paesi che partecipano al trattato di non proliferazione nucleare, Tnp - cercano sia di scartare i programmi militari relativi al nucleare che di promuovere "il diritto all'energia nucleare civile" con trasferimenti tecnologici fortemente promossi.
In questo caso la comunità internazionale incoraggia gli Stati firmatari a istituire organismi, utilizzare quelli già esistenti o promuovere studi nell'ambito dell'energia nucleare, non in ultima istanza anche nelle nazioni più povere che non avrebbero mai avuto accesso o interesse all'energia atomica.
Il commercio dell'energia atomica è una decisione che spetta principalmente agli Stati e agli enti pubblici di elettricità.
I conflitti fra blocchi politici o gli ex blocchi della guerra fredda influenzano considerevolmente questo commercio: l'assenza di democrazia e di un'opposizione efficace ne aggravano i rischi associati. La minaccia delle bombe prodotte con combustibile nucleare è sempre presente e il timore della proliferazione sempre più tangibile ora che l'industria nucleare si è stabilita in numerosi Paesi carenti in termini di condizioni infrastrutturali, dove la tecnologia viene utilizzata da aziende private.
Perfino il noto fisico Georges Charpak, a favore del nucleare, si mostra timoroso per quanto riguarda la situazione attuale e ha richiesto controlli internazionali sui rifiuti nucleari per prevenire atti di pirateria.
Non ultimo ricordiamo la vulnerabilità a terrorismo e guerre che di certo non tranquillizza. Perché il nostro governo invece di ululare all'Iran e tacere su Israele non dà il buon esempio rinunciando al nucleare civile e smantellando quello militare?
Sarebbe il rispetto della volontà popolare (referendum antinucleare) e della Costituzione (art.11).


Gianpaolo Silvestri da Terra

mercoledì 23 dicembre 2009

NUCLEARE, ECCO I CRITERI. PRIMA PIETRA NEL 2013


Il governo non scopre le carte sui possibili siti per il nucleare: non lo farà prima delle regionali. Intanto promette risarcimenti a pioggia per gli enti locali che accetteranno i reattori. Ma i sindaci non si «vendono».

Arriva il decreto legislativo sui criteri per la localizzazione dei siti nucleari.
Ma - sorpresa! - non c'è neanche un numero sui parametri da seguire per identificare le aree, mentre «fioccano» le cifre delle compensazioni previste per enti locali e cittadini che accetteranno un reattore dietro l'angolo.
Nessuna illusione: l'indicazione dei siti non arriverà prima delle elezioni regionali. Tanto più che per la posa della «prima pietra» (anzi, del primo «atomo») c'è tempo fino al 2013 per il governo. In attesa delle urne, meglio sbandierare la «carota » e mantenere il «bastone» (cioè i rischi per le comunità locali) ben nascosto. In questo caso la «carota» destinata a enti locali e cittadini, può valere fino a 40 miliardi nella fase di installazione (contando tutti e 8 i siti previsti dal governo), e 40 milioni annui per la distribuzione.
Una bella «torta», che punta ad allettare sindaci e governatori di Regioni già sul piede di guerra per via delle poche certezze sui rischi effettivi delle radiazioni, delle scorie (che già oggi non riusciamo a gestire), dei possibili incidenti.
Senza contare che degli oneri per i benefici dovranno farsi carico le imprese coinvolte nella costruzione. Che a loro volta si rifaranno sugli altri cittadini per garantirsi comunque dei margini.Insomma, sui costi effettivi dell'operazione è buio pesto, così come sulla sicurezza e sul rispetto dell'ambiente. Tanto che dall'opposizione le reazioni restano negative. «Non ne vedo l'utilità e il senso», commenta Pier Luigi Bersani. L'Idv annuncia un nuovo referendum, Legambiente avverte dei rischi per i cittadini. «Rischi di cui il governo dev'essere consapevole - osserva Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd - visto che risarcisce le comunità e che non dà indicazioni sui siti».

NUOVA ERA
Ma il governo procede spedito (a proposito di dialogo). Il testo «consentirà di garantire all'Italia non solo energia elettrica ai prezzi inferiori almeno del 30% - annuncia il ministro Claudio Scajola - e allineati con quelli di altri Paesi europei, ma anche di dotarci di una fonte di energia disponibile su vasta scala, con sicurezza delle forniture e, soprattutto, con emissioni zero, rispettando così gli obiettivi internazionali ».
Il decreto - continua il ministro - indica i criteri, con gli obiettivi prioritari del governo (sicurezza, tutela della salute e dell'ambiente). Su questa base «saranno le imprese interessate - conclude Scajola - a proporre in quali zone intendono realizzare gli impianti nucleari». La «base» per ora è costituita soltanto da indicazioni di massima: l'indicazione della peculiarità da rispettare è affidata all'Agenzia per la Sicurezza Nucleare. Sarà la comunità scientifica che stabilirà la distanza dai centri abitati, la quantità d'acqua necessaria, il tipo di territorio adatto, le infrastrutture di trasporto disponibili.
Lo schema di decreto, in 33 articoli - sarà poi esaminato dalla Conferenza Stato-Regioni e dal Consiglio di Stato. «A questo punto i governatori ritirino i loro riscorsi alla Consulta», dice il sottosegretario Stefano Saglia.

ENTI LOCALI
Basterà un passaggio procedurale e la promessa dei benefici economici a fermare gli enti locali?
Finora pare proprio di no. «Spero che resti tutto sulla carta - commenta il sindaco di Montalto di Castro - Che si tengano i soldi: non esiste una centrale nucleare sicura».
Anche dalla Sardegna (più volte indicata come possibile Regione ospite) arrivano segnali negativi, Nonostante gli incentivi previsti dal decreto: tremila euro per Megawatt istallato (il governo prevede8 centrali peruntotale di 13mila Megawatt di potenza) e 0,4 euro per Megawattora di potenza erogata. Da destinare per il 10% alle Province in cui è ubicato il reattore, il 55%aiComuni(che potranno ridurre Tarsu e Ici) e per il 35% ai Comuni limitrofi fino a20Kmdall'impianto. I benefici dovranno ripartirsi per il40%alle finalità istituzionali degli enti e per il 60% alle persone residenti e alle imprese, anche con la riduzione dei costi dell'energia.

Bianca Di Giovanni da L'Unità

Per approfondimenti:

Siti e scorie, si corre il rischio di una militarizzazione
di Pietro Greco da L'Unità

Mille euro a famiglia Mal'atomo è costoso
di Roberto Rossi da L'Unità

«Non è la soluzione per l'Italia E i costi li pagheremo in bolletta»
di Cristiana Pulcinelli da L'Unità

NUCLEARE:BETTIN (VERDI);LEGA SI SMARCHI REFERENDUM IN VENETO

(ANSA) - VENEZIA, 23 DIC - 'Mentre il Governo conferma le rivelazioni dei Verdi sui siti destinati a ospitare centrali nucleari, Veneto compreso, nella nostra regione si fanno sentire i soliti ipocriti e voltagabbana'. Lo afferma il consigliere dei Verdi Gianfranco Bettin che punta l'indice sulla Lega dicendo che i leghisti 'pur di stare al governo ma senza scontentare i propri elettori sul territorio, fingono di opporsi, dicono 'Ni', come fa Luca Zaia, o alludono alla possibilita' di consultare i cittadini con un referendum'.
E a proposito di referendum Bettin si rivolge ai leghisti invitandoli a fare sul serio 'invece di chiacchierare per tirare avanti fino a dopo le elezioni, quando pensano di fare quello che gli chiedera' il superfilonuclearista Berlusconi'.
'Sfidiamo la Lega a fare sul serio, dunque - ribadisce Bettin -, giace in Consiglio regionale la proposta dei Verdi di indire un referendum consultivo per chiedere ai veneti se sono d'accordo di ospitare una centrale nucleare. La Lega la condivida e imponga alla Giunta regionale di indire un referendum prima delle elezioni regionali e contestualmente ad esse'. (ANSA).

23-DIC-09 14:29

AUGURI DI BUON NUCLEARE


Il governo approva il decreto che fissa i criteri per l'individuazione dei nuovi siti atomici. Ai Comuni che ospiteranno lo scempio anti ambientale e anti economico sconti sulle bollette e bonus legati all'elettricità prodotta

Il via libera al decreto legislativo per il rilancio nucleare, ieri sul tavolo del Consiglio dei ministri, è un concentrato di rassicurazioni e strizzatine d'occhio rivolte alle aree e ai Comuni destinati a ospitare i nuovi impianti.
Regali di Natale sostanziosi in vista per chi fa il bravo e accetta di mettersi un atomo in giardino, al posto dell'albero.
I siti prescelti, dichiarati di interesse strategico nazionale, saranno «soggetti a speciali forme di vigilanza e protezione », si sottolinea, e dovranno rispondere a uno schema di parametri di riferimento relativi a caratteristiche ambientali e tecniche. Criteri da definire, su proposta dell'ancora inesistente Agenzia del nucleare, entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto. Le caratteristiche ambientali riguardano «popolazione e fattori socioeconomici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, suolo e geologia, valore paesaggistico, valore architettonico-storico, accessibilità»; quelle tecniche la «sismo- tettonica, distanza da aree abitate, geotecnica, disponibilità di adeguate risorse per il sistema di raffreddamento della tipologia di impianti ammessa, strategicità dell'area per il sistema energetico e caratteristiche della rete elettrica, rischi potenziali indotti da attività umane nel territorio circostante».
Nella disposizione, nessuna lista delle località, ancora top secret almeno fino all'attesa creazione dell'Agenzia, ma un elenco delle aree idonee per gli impianti nucleari.
Le voci di dissenso che si sono levate dalle zone minacciate dall'atomo sono destinate a mescolarsi ora con quelle dei fautori. Questo per via dei numerosi benefici previsti, che rendono aurea la nuova epoca atomica.
Per Comuni, Province e imprese previste compensazioni nei 5 anni di realizzazione delle centrali nucleari per 3.000 euro/MW sino a 1.600 MW di potenza. All'entrata in funzione dell'impianto, sono previsti bonus legati all'energia elettrica prodotta e immessa in rete pari a 0,4 euro/MWh su base trimestrale. Inoltre, imprese e abitanti delle zone in questione avranno sconti sulla bolletta elettrica, su quella per i rifiuti urbani, per le addizionali Irpef e Irpeg e per l'Ici.
Roba da lustrarsi gli occhi, che riguarda i Comuni direttamente interessati, ma anche quelli limitrofi in un'area di 20 chilometri dal perimetro dell'impianto.
Il calcolo costi/benefici emerso dal decreto tiene conto solo parzialmente di quello che sta per abbattersi sul Paese e sui suoi abitanti, vittime di un colossale inganno. «Oltre al costo per la realizzazione degli impianti vanno calcolati i costi dell'arricchimento dell'uranio, dello smaltimento delle scorie e della dismissione delle centrali a fine ciclo - osserva il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli -. Il decommissioning delle vecchie centrali ancora ha un costo di 5 miliardi di euro che gli italiani pagano nelle loro bollette».
Doppia la bugia che il governo nasconde sotto il decreto, secondo il leader ecologista: «In primo luogo non dice dove verranno costruite le centrali per paura di un boomerang elettorale alle prossime elezioni regionali. La seconda verità taciuta è il costo di questa folle avventura anti economica e anti ambientale che verrà pagata tutta dai contribuenti».
I nomi in ballo per gli impianti restano quelli noti che, nel prossimo anno, la futura Agenzia dovrà ufficializzare. Nella lista del toto nucleare i candidati più accreditati sono il vecchio sito di Caorso nel piacentino, Trino Vercellese, la zona di Rovigo tra Adige e Po, Montalto di Castro e Termoli.
A tutti i Comuni va comunque l'augurio di buon nucleare anticipato. Con la promessa dei già citati benefici economici ed energetici e la possibilità di aggiudicarsi il primo scintillante reattore, previsto entro la fine della legislatura, nel 2013. Anno zero della nuova era atomica.


Diego Carmignani da Terra

martedì 22 dicembre 2009

NUCLEARE: BONELLI (VERDI), GOVERNO CONTINUA CON TRUFFA DA 1000 EURO A FAMIGLIA

COMUNICATO STAMPA


NUCLEARE: BONELLI (VERDI), GOVERNO CONTINUA CON TRUFFA DA 1000 EURO A FAMIGLIA
SOLO DECOMMISSIONING VECCHIE CENTRALI CI COSTA 5 MLD L'ANNO IN BOLLETTA
CHIEDIAMO A TUTTE FORZE OPPOSIZIONE CONDIVIDERE MOBILITAZIONE PER REFERENDUM


"Il governo va avanti con la truffa del nucleare e non dice due verità. In primo luogo non dice dove verranno costruite le centrali per paura di un boomerang elettorale alle prossime elezioni regionali. La seconda verità taciuta è il costo di questa folle avventura antieconomica ed antiambientale e che verrà pagata tutta dai contribuenti". Lo dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Il ritorno al nucleare costerà almeno 1000 euro ad ogni famiglia italiana"


"Oltre al costo per la realizzazione degli impianti vanno calcolati i costi dell'arricchimento dell'uranio, dello smaltimento delle scorie e della dismissione delle centrali a fine ciclo - spiega il leader ecologista -. Basti pensare che il decommissioning delle vecchie centrali ancora ha un costo di 5 miliardi di euro che gli italiani pagano nelle loro bollette. Ed infatti non c'è nessun paese al mondo dove il nucleare non sia sostenuto dallo Stato".


"Il governo, pensando di comprare i cittadini con le compensazioni o di condizionarli con una campagna d'informazione unilaterale che non dica che 18 centrali Epr (quelle che si vogliono importare in Italia) sono ferme per guasti e incidenti, commette un grave errore perché i cittadini non vogliono il nucleare - conclude Bonelli -. Per questo la nostra mobilitazione continuerà e chiediamo al PD ed alle altre forze di opposizione di condividere la raccolta delle firme per i referendum contro una vera e propria truffa ai danni del paese".


Roma, 22 dicembre 2009

lunedì 21 dicembre 2009

NUCLEARE: BONELLI (VERDI), GOVERNO HA GIA' IN MANO ELENCO SITI

COMUNICATO STAMPA

NUCLEARE: BONELLI (VERDI), GOVERNO HA GIA' IN MANO ELENCO SITI


"Il governo ha già in mano l'elenco dei siti, già individuati dall'Enel, dove costruire le centrali nucleari, ma non li rende noti per paura di un boomerang elettorale alle prossime elezioni". Lo dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Sono quelli resi noti da noi Verdi nei giorni scorsi: Montalto di Castro (Vt), Borgo Sabotino (Lt), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma (Agrigento), Monfalcone (Gorizia) e Chioggia (Ve). D'altronde il decreto che individua i criteri per la scelta dei siti (all'ordine del giorno del CDM di domani) è solo una formalità perchè tali criteri sono già previsti in modo rigido dalle organizzazioni internazionali".

"La tecnologia che il governo vuole usare per riportare il nucleare nel nostro paese è obsoleta ed insicura. Ben 18 centrali EPR (quelle che dovremmo acquistare) in Francia sono ferme per guasti o incidenti e proprio in Francia, paese spesso citato a modello, si sta aprendo un'inchiesta sulla radioattività intorno alle centrali - ha concluso Bonelli -. Il nucleare è una vera e propria truffa che gli italiani non vogliono, come dimostrano le oltre 20 mila firme raccolte da noi Verdi, solo nello scorso week-end, durante le primarie dell'Energia".

Roma, 21 dicembre 2009

venerdì 18 dicembre 2009

NUCLEARE: CONTRARIO ORDINE DEI MEDICI

(ANSA) - CAMPOBASSO, 18 DIC - L'Ordine dei medici della provincia di Campobasso dice 'no' alla paventata realizzazione di una centrale nucleare a Termoli (Campobasso).
'La presenza in una zona a forte vocazione turistica di 3 industrie chimiche, una turbogas di piccole dimensioni , 1 turbogas da 800 MW e una centrale biomasse - ha detto il presidente provinciale, Gennaro Barone - non puo' essere sottovalutata per la contemporanea dismissione in atmosfera di prodotti differenti e non sempre noti'.
'E' cosa ormai certa - ha aggiunto - che numerose patologie sono causate da un inquinamento ambientale; per questo motivo esprimiamo forti preoccupazioni sull'ipotizzato insediamento di una centrale nucleare nel basso Molise in quanto la presenza di troppi potenziali elementi inquinanti in una stessa area moltiplicherebbe ulteriormente i rischi per la salute per tutte le comunita' che vivono in tali zone'. (ANSA).

18-DIC-09 09:59

NUCLEARE: 120 ADESIONI A MANIFESTAZIONE A TERMOLI PER 'NO'

(ANSA) - TERMOLI (CAMPOBASSO), 18 DIC - Sono 120 le adesioni di amministrazioni pubbliche, associazioni, sindacati e ordini professionali alla manifestazione che si svolgera' domani a Termoli contro il progetto per la realizzazione di una centrale nucleare.
Tra le amministrazioni figurano la provincia di Campobasso e 15 comuni, dei quali due abruzzesi - Vasto e San Salvo - e tre pugliesi (Lesina, Peschici e Rodi Garganico). (ANSA).

18-DIC-09 12:41

PECHINO, SCOMMESSA NUCLEARE. IL PAESE DELLE CENTO CENTRALI

Cina Dieci impianti ogni anno, da qui al 2020. Questo l’ambizioso obiettivo del colosso asiatico, che pone enormi problemi di sicurezza per la costruzione e la manutenzione delle strutture. Le autorità chiedono l’aiuto dell’Aiea

Cento nuove centrali nucleari nei prossimi dieci anni, poco meno di una al mese. È uno degli obiettivi con cui Pechino si affaccia agli anni Dieci del nuovo millennio. A riferirlo è un lungo articolo del New York Times, che sottolinea come da qui la 2020 il colosso asiatico sia intenzionato a dotarsi di un numero di impianti tre volte superiore a quello di tutti gli altri Paesi del mondo messi insieme. Così, se attualmente il nucleare cinese è in grado di produrre 9 gigawatt di energia l’anno, sufficienti a coprire il 2,7 per cento del fabbisogno elettrico, secondo le stime di Jiang Kejun (uno dei direttori della Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo) entro il 2020 la capacità arriverà a 70 gigawatt, per toccare i 400 nel 2050. Immediate le preoccupazioni da ogni angolo del globo per i problemi di sicurezza che un programma di sviluppo tanto rapido e ambizioso pone, anche tenuto conto dei velocissimi tempi di realizzazione delle grandi opere cui ormai la Cina ha abituato la comunità internazionale. Un tentativo di incremento delle centrali atomiche lontanamente paragonabile per proporzioni fu portato avanti alla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti e si concluse con l’incidente di Three Mile Island in Pennsylvania, il più grave nella storia americana: la fusione parziale del nocciolo di un reattore causò una fuga di radiazioni nel raggio di diverse miglia. Da allora sono passati trent’anni e le tecnologie hanno fatto alcuni passi in avanti, che però, ha avvertito Philippe Jamet, responsabile della Divisione sicurezza dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, potrebbero comunque non essere sufficienti a gestire la rapida espansione cinese. «Il Paese non ha molto personale addetto alla sicurezza - ha dichiarato l’esperto - soprattutto se si confronta con le enormi esigenze cui andrà incontro ». Pechino comunque non ha preso sotto gamba il problema: non solo a ottobre il primo ministro Wen Jiabao ha stabilito di quintuplicare gli addetti al settore, ma recentemente le autorità hanno anche chiesto all’Aiea di inviare un team di esperti internazionali per assistere i tecnici cinesi. E anche il recente scandalo che ha investito Kang Rixin, l’ex presidente della China national nuclear corporation, in attesa di processo perché coinvolto in un caso di corruzione da 260 milioni di dollari collegato alla costruzione di nuovi centrali, può essere interpretato come un segnale dell’attenzione del Dragone per la questione sicurezza. Intanto in Cina c’è già chi ha fatto notare come lo sviluppo del conucleare potrebbe portare a una riduzione del 5 per cento delle emissioni di gas serra. Un’osservazione cui gli ambientalisti hanno ribattuto sottolineando che le oltre cento centrali di cui il Paese intende dotarsi fornirebbero in totale solo il 9,7 per cento dell’energia elettrica. Una goccia nel mare del crescente fabbisogno cinese.

Paolo Tosatti da Terra

giovedì 17 dicembre 2009

CLIMA. GREENPEACE LANCIA SITO WEB SU CAMPAGNA 'ANTI CARBONE ENEL'

ONUFRIO: RICHIESTA DANNI 1,6 MLN NON CI INTIMIDISCE NE' ZITTISCE.

(DIRE) Roma, 17 dic. - "Enel, il piu' grande singolo emettitore di CO2 in Italia, ha chiesto a Greenpeace 1,6 milioni di euro per le azioni di protesta presso le centrali a carbone effettuate sin dal 2006". Lo ricorda l'associazione ambientalista, spiegando che proprio "per spiegare le ragioni di quelle proteste", lancia un sito web dedicato che raccoglie tutte le informazioni sulla campagna contro il carbone: www.greenpeace.it/enel . "In questi ultimi 3 anni- spiega il direttore Giuseppe Onufrio- Greenpeace ha fatto circa 15 azioni di denuncia nei confronti della politica dell'Enel sia sul carbone che sul nucleare". L'associazione ambientalista ha prodotto numerosi rapporti tecnici e ricorsi legali "in cui ha svelato a consumatori e azionisti, le politiche sbagliate della piu' grande azienda elettrica italiana", segnala Onufrio. Nonostante "una certa difficolta' di 'passare' sui media quando si critica uno dei principali inserzionisti pubblicitari, le informazioni sono comunque arrivate ai cittadini- aggiunge il direttore di Greenpeace- la richiesta milionaria di danni inviata da Enel a Greenpeace vorrebbe intimidire e zittire un'associazione indipendente, una voce critica e autorevole, ma noi abbiamo fiducia in molti giornalisti italiani ancora a schiena dritta".
La campagna pubblicitaria con cui Enel "sta sommergendo tutti i media- spiega Onufrio- contiene una falsita': quello di comunicare le tecnologie di cattura e sequestro della CO2 come se fossero gia' disponibili". A giudizio di Onufrio "si tratta, invece, di tecniche ancora allo stadio di ricerca che servono solo a tranquillizzare il pubblico facendo intendere che davvero le emissioni di CO2 dal carbone si possono trattare in questo modo".
Il sito che raccoglie tutte le informazioni sulla campagna contro il carbone messe in campo da Greenpeace contiene "una sezione per rapporti e approfondimenti sull'utilizzo del carbone e i suoi effetti sul clima e una sezione dedicata a immagini e video che documentano tutte le azioni di Greenpeace presso le centrali Enel (Brindisi, Genova, Civitavecchia, Porto Tolle)". Greenpeace in Gran Bretagna "ha recentemente vinto una causa sollevata con motivazioni analoghe da un'altra azienda elettrica, la cui richiesta di risarcimento era pero' 'solo' di 30 mila sterline", segnalano gli ambientalisti.
Enel "gia' oggi guida la classifica delle emissioni di CO2 con 44,4 milioni di tonnellate emesse", afferma Greenpeace. I piani di espansione del carbone gia' attuati (Civitavecchia) o quelli in corso (Porto Tolle, Rossano Calabro, Piombino), "aggiungeranno oltre 30 milioni di tonnellate di CO2 all'anno".
E proprio 'Enel clima killer' e' lo slogan "della nostra nuova piattaforma web- continua Onufrio- con i suoi piani di ulteriore espansione della produzione a carbone, infatti, Enel contribuira' ad accelerare i cambiamenti climatici". La richiesta di risarcimento di Enel "e' un tentativo arrogante di intimidazione e l'entita' dei supposti danni e' solo una misura degli extraprofitti prodotti nella centrale di Brindisi, la piu' inquinante d'Italia- conclude il direttore di Greenpeace- poi andiamo avanti e continueremo a protestare per difendere il Pianeta".

16:31 17-12-09

martedì 15 dicembre 2009

NUCLEARE: SINDACO CAORSO, NUOVA CENTRALE? NON SE NE PARLA

(ASCA) - Roma, 15 dic - 'Prendere in esame nuovi impianti da noi non se ne parla nemmeno perche' la nostra priorita' e' la dismissione della vecchia centrale per la quale tutto sta procedendo rapidamente e ci impegnera' fino al 2019'. Questa la presa di posizione di Fabio Callori, sindaco di Caorso e presidente della Consulta Anci delle citta' sedi di servitu' nucleari, commentando le recenti indiscrezioni di stampa, non confermate, che riferiscono della lista dei futuri siti prescelti per realizzare le nuove centrali nucleari.
'Sul nucleare e' ora di fare chiarezza - ammonisce Callori - perche' non sono piu' tollerabili dichiarazioni periodiche sui futuri siti nucleari che provocano solo allarme e paura nella popolazione e problemi per chi amministra. Non e' la prima volta, e temo non sara' neanche l'ultima - continua Callori - che personaggi con incarichi di prestigio dicono di avere dentro la cassaforte le mappe sui nuovi siti nucleari ma che non intendono renderle pubbliche, salvo poi dichiarare il contrario sui giornali e smentire il giorno dopo'.
In merito alle indiscrezioni che si rincorrono da tempo, Callori ha scritto anche al ministro Scajola 'per ribadire che e' ora che si smetta di fare nomi a caso proseguendo invece con un percorso serio a livello governativo per non dare adito a indiscrezioni fuorvianti'. Un percorso che secondo il sindaco di Caorso deve 'partire la legge di riferimento' per arrivare alla 'mappatura ufficiale, all'agenzia per la sicurezza e il confronto con i Comuni dove si vedra' veramente quali saranno le zone prescelte, altrimenti si creera' solo allarmismo e preoccupazione per niente'.
Infine sul ristoro economico alle vecchie sedi di servitu' nucleari.
'Ad oggi - conclude il sindaco di Caorso - riscontri sulle risorse ancora ce ne sono, mi auguro che ci si muova anche su questo e venga almeno saldato il debito precedente al 2009'.
151530 DIC 09

giovedì 10 dicembre 2009

CLIMA: BLITZ ANTINUCLEARISTI INTORNO A SIRENETTA COPENAGHEN

(ASCA) - Roma, 10 dic - Legambiente e altre sette organizzazioni ambientaliste di diversi paesi, promotrici della campagna internazionale 'Don't nuke the climate', hanno simbolicamente circondato questa mattina a Copenaghen la statua della Sirenetta, simbolo della citta', dichiarando l'area a rischio nucleare e dotando la scultura di una maschera contro le radiazioni. A tre giorni dall'inizio del vertice delle Nazioni Unite sul clima, le otto organizzazioni denunciano cosi' i tentativi dell'industria nucleare di utilizzare la crisi climatica per i propri interessi.
'Promuovere una nuova corsa all'atomo, come stanno facendo oggi alcuni Stati, significa imboccare una strada senza uscita' dicono le ONG che puntano il dito contro i tentativi di inserire il nucleare all'interno del trattato, nella lista delle tecnologie da sostenere per la lotta ai cambiamenti climatici.
'Giustamente escluso dal Protocollo di Kyoto il nucleare e' improvvisamente rientrato nei negoziati sul clima lo scorso ottobre durante i colloqui di Bangkok. Se venisse inserito nell'accordo sul clima come una delle tecnologie pulite - avvertono - permetterebbe ad alcuni stati di ottenere finanziamenti per costruire reattori all'estero.
'La pianificazione di nuove centrali atomiche - dicono i promotori di Don't nuke the climate - sta gia' sottraendo tempo e risorse alle vere soluzioni al cambiamento climatico a cominciare dalla promozione delle rinnovabili e dalle politiche per l'efficienza energetica. I governi riuniti a Copenaghen devono trovare un accordo ambizioso e vincolante e devono rifiutare con decisione le false soluzioni a cominciare dal nucleare e dal cosiddetto carbone pulito'.
La campagna internazionale Don't nuke the climate raggruppa oltre 350 organizzazioni in 45 paesi. Per fermare la corsa all'atomo ed escludere il nucleare dal vertice di Copenaghen la campagna ha raccolto oltre 50mila firme.
101339 DIC 09

IN VENETO SCOPPIA LA PRIMA BOMBA. E' IL NUCLEARE L'INCOGNITA ELETTORALE

Scoppia in Veneto la grana legata alle nuove centrali: sembra il Polesine la prima zona indicata. Polemiche e prese di posizione, in vista delle regionali del 2010


Una scelta a livello nazionale che pagheremo tutti con i nostri soldi (20 miliardi di euro), ma che ad alcuni cittadini costerà più caro, in termini di sicurezza e salute. All’indomani delle rivelazioni sulla lista delle “magnifiche 8” da parte dei Verdi («chiacchiere» secondo Scajola), nelle aree interessate si alza l’allarme, con amministratori locali e residenti ovviamente preoccupati all’idea di ritrovarsi un impianto nucleare nel giardino di casa (il ministro ne metterebbe uno nel suo, ha detto). Il panico, dopo quanto scritto ieri sul Corriere della sera e in base all’orientamento politico dell’esecutivo, punta deciso in direzione Nord, nel Veneto, regione che potrebbe ospitare la prima centrale della nuova era atomica nella zona del Polesine, a trenta chilometri da Chioggia. Istantanee le reazioni successive alla notizia circolata nella mattinata. Il governatore Giancarlo Galan, che si è già detto più volte favorevole ad una centrale atomica in Veneto, convertendo l’impianto a carbone di Porto Tolle, ha escluso la possibilità di un sito nucleare nella regione. «Dalle verifiche fatte insieme ai geologi, risulta che i siti vicino a Chioggia o nel Polesine non siano adatti perché c’è il fenomeno della subsidenza. Se ci fosse qualche novità, il ministro Scajola mi avrebbe senz’altro informato ». Quasi rammaricato della mancata opportunità il presidente Galan, al pari dell’assessore all’ambiente Conta, anche lui disponibile al nucleare in un territorio veneto già martoriato dalle infrastrutture energetiche. «E' quanto mai fuori luogo la localizzazione di una nuova struttura nucleare, a due passi da una delle più grandi centrali a carbone e dal primo e unico rigassificatore off-shore italiano », è stato il commento di Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto, che aggiunge: «Chi pensa di trasformare il Polesine nel luogo di destino di ogni infrastruttura scomoda e dannosa, avrà un’amara sorpresa alle prossime elezioni regionali Proprio la scadenza elettorale, fissata per il 28 e 29 marzo 2010, rafforza il fastidioso silenzio in cui a deciso di trincerarsi il governo, in virtù anche del segreto di Stato esteso nel 2007 agli impianti civili per la produzione di energia e dell’attuale ruolo di “copertura” affidato all’Enel, che ha in mano la lista dei siti da nuclearizzare, almeno fino alla creazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, prevista per il 15 febbraio. Così blindata, la situazione taglia fuori cittadini e amministratori locali, su cui piomberanno dall’alto scelte a senso unico che sembrano ormai prese. «Enel ed Edf hanno già fatto i sopralluoghi sui siti prescelti tra aprile e luglio - ha dichiarato ieri Angelo Bonelli -. Di questi sopralluoghi noi Verdi siamo in grado di indicare luoghi e date: la nostra è solamente un’operazione verità rispetto ad un governo che non solo ha deciso di ritornare al nucleare senza interpellare i cittadini, ma che continua a tenere nascosti i siti su cui intende realizzare le centrali». Il 19 e 20 dicembre in mille piazze italiane andranno in scena le primarie dell’energia organizzate dai Verdi per dire sì al solare e no a quel nucleare di cui i nostri governanti si vantano come fosse uno status symbol. «Io dico sì a dare disponibilità al nucleare - ci ha tenuto a far sapere il trevigiano ministro dell’Agricoltura Luca Zaia -, mantenendo fede alla volontà delle comunità e soprattutto con criteri di equità nazionale ». Il che lascia presagire come il Nord, con la sua prima linea leghista e alleanze collegate, possa pure accettare con compiacenza il simbolo del nucleare in giardino, ma a condizione che le scorie radioattive sbarchino altrove. Ipotizziamo il più lontano possibile, in quell’ignoto e sciagurato mondo chiamato Meridione.

Diego Carmignani da Terra

mercoledì 9 dicembre 2009

GREENPEACE: QUESTA E' UNA STRADA SENZA USCITA

Intervista a Giuseppe Onufrio, fisico e direttore dell’associazione, spiega perché i conti non tornano

L’ azienda energetica pubblica Edf (che copre il 76% dei consumi energetici francesi mediante reattori nucleari) intende aumentare fino al 40% entro tre anni il costo delle bollette dell’elettricità. La stessa Edf, in Italia insieme a Enel punta a realizzare 4 centrali nucleari (16 miliardi di euro) con l’obiettivo di ridurre del 30% il costo dell’energia per famiglie e imprese. I conti non tornano e abbiamo chiesto spiegazioni a Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, mobilitata in questi giorni contro la “Bolletta nucleare” e rischi da contaminazione.

Perché se in Francia le bollette aumentano in Italia dovrebbero diminuire? Perché da noi si fa solo propaganda. I reattori costano di più di quello che l’industria dice e il peso verrà scaricato sulla bolletta. I costi delineati dall’accordo con Edf, prevedono una spesa per reattore di terza generazione di 4 miliardi ma in Finlandia, lo stesso reattore, ancora non ultimato, già è costato 5,5 miliardi di euro. Quando l’Enel nel 2008 parlava di un costo di 3 miliardi a reattore, il capo dell’Enel tedesca già annunciava spese fino a 6 miliardi. Più in generale noi crediamo che il rinascimento nucleare non ci sarà; il fatto è che l’industria sta chiedendo soldi per sistemare impianti che dovrebbero altrimenti essere chiusi.

Chi gestirà le centrali?
C’è un mercato elettrico liberalizzato ma nessun imprenditore ha mai deciso di costruire da solo un impianto. E' troppo costoso. Anche la Thatcher provò a vendere ai privati gli impianti nucleari ma nessuno li ha comprati. C’è bisogno di un intervento pubblico, sotto forma di incentivi, come è stato fatto negli Usa con Bush, ma anche in questo caso nessun nuovo impianto è stato costruito. In America non si costruiscono centrali dal ’79. Due sono i nodi irrisolti: la parte assicurativa e quella delle scorie. Per la prima, nessuno assicura un impianto per più di 100 milioni (e sono pochi); per la seconda la questione è ancora più complicata; durante il funzionamento dell’impianto, vengono accantonate quote che vanno a rifornire un fondo che servirà per la fase di decommissioning. Tra avvio dell’impianto (10 anni), messa in funzione (60 anni), smantellamento (15 anni) passa quasi un secolo; chi ci assicura che le quote accantonate siano sufficienti? Un problema ancora non risolto, nonostante in sessant’anni il nucleare abbia avuto più del 70% delle risorse disponibili in ricerca e sviluppo.

I nuovi reattori nucleari sono sicuri? La probabilità di incidenti non è nulla. Il nuovo reattore francese Epr utilizza come combustibile una miscela di uranio e plutonio (MOX) e produce più radioattività. Per alzare l’attenzione su questo tema distribuiamo in tutta Italia delle finte pillole di iodio ai cittadini, come si fa ogni quattro anni (per proteggere la tiroide) nelle zone dove c’è una centrale nucleare. Ai consiglieri di Lombardia, Friuli, Veneto e Sicilia (le Regioni che hanno accolto la legge per il ritorno al nucleare), però, le abbiamo date vere.

SICURO ED ECONOMICO: IL NUCLEARE E I DUE MITI DA SFATARE


Federconsumatori spiega le criticità di un ritorno all’atomo: «Attualmente non esistono centrali sicure. Costruzione, gestione e smantellamento comportano una spesa maggiore rispetto all’energia che viene prodotta»

Tempistica indefinita per la costruzione delle centrali, costi troppo alti, ricadute risibili sul costo del kilowattora per i consumatori in relazione agli investimenti e, infine, la questione aperta della sicurezza. Sono gli argomenti affrontati in un’indagine condotta da Federconsumatori dal titolo “Un nuovo nucleare, perché? Se sì, come?”, che ha coinvolto anche i media italiani e il modo con cui tale argomento viene trattato. In particolare per il ritorno all’energia nucleare vengono evidenziate alcune criticità, come appunto la sicurezza e i piani di intervento. «Allo stato attuale - si legge nel rapporto - non esistono centrali nucleari sicure», così come non esiste una sola assicurazione al mondo che abbia accettato di assicurare una centrale nucleare. «La Francia che vuole esportare la sua industria nucleare in Italia ha fallito in Finlandia e ha incidenti continui nel suo territorio» e i piani di sicurezza rischiano di non essere affidabili. Gli incidenti nucleari vengono infatti classificati (7 livelli di allarme) dall’Ines (International nuclear event scales) solo a posteriori, solo cioè dopo che l’evento si è verificato, proprio per la sua imprevedibilità ». «Per sostenere la sicurezza del nucleare - prosegue - si usano calcoli probabilistici, ma se la probabilità di incidente è di una su dieci milioni, anche quella di vincere all’Enalotto è di una su 56 miliardi ma qualcuno vince sempre. I piani di sicurezza, proprio per l’imprevedibilità di ciò che può accadere, devono attenersi quindi al massimo livello di allerta». Per quanto riguarda l’economicità, rispetto ad altre fonti di energia, anche qui la ricerca segnala importanti criticità: «Costano molto di più la costruzione, la gestione e lo smantellamento della centrale - si legge nel rapporto - dell’energia che si produce. Inoltre, il nucleare è pagato sempre dai cittadini come extracosto sulla bolletta. Inoltre, i costi complessivi lievitano del 40% rispetto alle previsioni iniziali». In più bisogna considerare la scarsità della materia prima: il nucleare si fa con l’uranio, una risorsa a tempo che finirà entro 50 anni (è presente in 4/5 Stati nel mondo) e sul prezzo peseranno speculazioni di ogni tipo». I costi delle “bollette nucleari” che vengono presentati dagli organismi internazionali, per Federconsumatori, non sono infatti veritieri in quanto non prevedibili, proprio per i lunghi tempi di attesa prima della messa in esercizio commerciale (otto-dieci anni), periodo in cui cambiano gli scenari mondiali così come i tassi di sconto riferibili. Condizioni mutevoli che incidono tanto più quanto si allungano i tempi di attesa e che «ragionevolmente - spiega il rap- porto - dovrebbero portare il costo per kWh, tenendo conto di tutti gli elementi sopra citati ed anche delle caratteristiche dei reattori di nuova concezione, a stime dell’ordine di 0,06- 0,07 centesimi di euro, decisamente più elevate del costo del kWh a gas o a olio combustibile o anche prodotto con il vento (0,04-0,05 euro/kWh)».

Giuliano Rosciarelli da Terra

ECCO LA LISTA ATOMICA


Il presidente dei Verdi diffonde l’elenco con i nomi delle località dove sorgeranno i quattro impianti nucleari. La società elettrica risponde: «Non esiste alcun dossier». Bonelli: «Contraddicono quanto detto a La7 dall’ad Conti»

L’Italia ri-nuclearizzata ha già una sua mappatura e una geografia ben precisa. Le località italiane ritenute idonee ad ospitare le quattro centrali previste possono ora rinunciare ai sonni tranquilli. Questa la lista: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia). A diffonderla non ci ha pensato però né l’Enel, né il governo, ma il nuovo presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. Una scelta giunta in seguito alle dichiarazioni dell’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, che durante una puntata della trasmissione di La7 Effetto domino (andata in onda lo scorso 6 dicembre), ha detto che i siti prescelti sono già nella sua testa ma che non li avrebbe rivelati «nemmeno sotto tortura», in attesa delle direttive governative previste all’inizio del 2010 (probabilmente tra febbraio e marzo) e l’avvio dell’Agenzia della sicurezza. L’Enel, nella giornata di ieri, ha negato di aver messo nelle mani del ministro dello Sviluppo economico un dossier con la lista nera. Alcuni ambientalisti hanno però fatto notare che la smentita riguarda la lista, non le località. «è un vero e proprio boomerang da parte della società elettrica - dice Bonelli -. Le parole di Conti di tre giorni fa contraddicono questa smentita. Dopo il suo annuncio televisivo, mi sono messo in moto e ho cercato di capire, attraverso alcune fonti, i siti dove verranno costruite le centrali nucleari. I Verdi ora si mobiliteranno insieme ai cittadini e attiveranno i presidi in queste aree: l’avventura nucleare è pericolosa e va assolutamente bloccata attraverso strumenti democratici, pacifici e non-violenti». Le caratteristiche delle otto località corrispondono ai criteri noti: vicinanza alle zone costiere e ai corsi d’acqua per soddisfare la grande quantità di risorse idriche necessarie per il funzionamento degli impianti, in buona parte già attivi prima del referendum del 1987. Proprio una nuova consultazione popolare è la via scelta dal Sole che ride per opporsi allo scellerato ritorno al passato. Già in occasione del recente No B Day, il popolo ambientalista ha mostrato, con tanto di slogan e magliette “No al Berlusconi radioattivo”, l’importanza di ribellarsi alla politica atomica. «C’è stata una bellissima risposta all’iniziativa - continua il presidente dei Verdi Bonelli -. Abbiamo raccolto numerose pre adesioni al referendum contro due proposte di legge: la privatizzazione dell’acqua e l’impianto di centrali nucleari. Un’avventura, quest’ultima, che oltre ad essere pericolosa è anche costosissima: bisogna ricordare che sfila dalle nostre tasche 20 miliardi di euro, perché tutti i programmi nucleari, essendo enormemente onerosi e non immediatamente redditizi come ritorno economico, sono finanziati dallo Stato. Tra l’altro, l’atomo blocca di fatto il programma per le rinnovabili e la riforma energetica nel nostro Paese, come evidenzia l’ultima manovra economica, che toglie risorse all’ambiente e al fondo per la mobilità sostenibile. Una finanziaria delle marchette e, sostanzialmente, contro il clima». La lista ha fatto registrare anche le risposte dei diretti interessati, i comuni che sono minacciati dagli impianti e che hanno per primi motivo di ribellarsi. La prima reazione è del sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo che nega la possibilità di una nuova centrale nella provincia laziale: «Latina ha già fatto la sua parte - ha dichiarato -, adesso stiamo pensando allo smantellamento e dobbiamo subire anche la servitù del deposito temporaneo dei materiali smantellati, visto che quello nazionale non è ancora pronto». Forse la minaccia è scongiurata nella zona pontina, ma l’Italia nuclearizzata ha già le sue vittime designate.

Diego Carmignani da Terra

giovedì 3 dicembre 2009

CLIMA: DA GREENPEACE STATUA DI GHIACCIO DI BERLUSCONI AI FORI IMPERIALI


ROMA (ITALPRESS) - Gli attivisti di Greenpeace hanno posizionato stamattina ai Fori Imperiali, a Roma, una statua di ghiaccio raffigurante il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al fianco delle statue dei grandi imperatori del passato. Si tratta di un omaggio al premier, per la decisione di partecipare ai lavori del vertice delle Nazioni Unite sul clima di Copenhagen. La statua di ghiaccio dovrebbe sciogliersi in circa quattro giorni, esattamente all'apertura del vertice di Copenhagen, il prossimo 7 dicembre.
"Andare a Copenhagen e' sicuramente una decisione positiva - commenta Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace -. Tuttavia, oltre a partecipare alle 'vetrine' internazionali, occorrerebbe perseguire politiche coerenti qui in Italia, politiche che al momento non vediamo. Sul clima, Berlusconi rischia di essere dunque un leader che si scioglie".
Greenpeace ha diffuso oggi il rapporto "Energy [R]evolution - Uno scenario energetico sostenibile per l'Italia", il primo studio che mostra i potenziali di crescita delle fonti rinnovabili in Italia per i settori della generazione elettrica, produzione di calore, e trasporti. Ancora oggi in Italia oltre il 93% dell'energia proviene da fonti fossili inquinanti, sottolinea Greenpeace. Il Rapporto descrive un percorso che trasforma l'attuale situazione in un sistema energetico sostenibile. Le fonti rinnovabili saranno in grado di coprire oltre il 60% della domanda di energia primaria del Paese, riducendo le emissioni di gas serra del 71% al 2050, rispetto ai livelli del 1990.
"Negli ultimi giorni, molti Paesi nel mondo hanno annunciato di essere disposti a introdurre nuovi impegni per la riduzione dei gas serra. L'Italia continua invece in una folle politica di ritorno al nucleare e al carbone che impedira' di centrare gli obiettivi internazionali ed europei - prosegue l'associazione ambientalista -. Il nucleare non servira' a ridurre le emissioni entro il 2020, e le tre centrali a carbone autorizzate dal ministero dell'Ambiente la scorsa estate aggiungeranno altri 30 milioni di tonnellate di CO2 alle emissioni che l'Italia deve invece ridurre. Il governo Berlusconi sta dunque programmando l'aumento delle emissioni, cosa che esporra' il Paese a nuove sanzioni, con costi per lo Stato e per i contribuenti".
"Occorre al piu' presto un'inversione di 180 gradi per far decollare una 'rivoluzione energetica' pulita fondata su fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica - spiega Tedesco - il potenziale e' enorme: al 2050 le fonti rinnovabili potranno fornire oltre il 75% dell'energia elettrica necessaria al Paese creando migliaia di nuovi posti di lavoro 'verdi', cosa stiamo aspettando?".
"Una rivoluzione energetica basata su efficienza e rinnovabili, e senza tornare al nucleare, e' possibile anche in Italia - sottolinea Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace - chiediamo al premier e ai ministri competenti di lasciare da parte il loro atteggiamento di retroguardia e seguire le indicazioni di questo rapporto, per fare dell'Italia un vero Paese leader nella lotta ai cambiamenti climatici".
(ITALPRESS).

03-Dic-09 12:02