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mercoledì 9 dicembre 2009

SICURO ED ECONOMICO: IL NUCLEARE E I DUE MITI DA SFATARE


Federconsumatori spiega le criticità di un ritorno all’atomo: «Attualmente non esistono centrali sicure. Costruzione, gestione e smantellamento comportano una spesa maggiore rispetto all’energia che viene prodotta»

Tempistica indefinita per la costruzione delle centrali, costi troppo alti, ricadute risibili sul costo del kilowattora per i consumatori in relazione agli investimenti e, infine, la questione aperta della sicurezza. Sono gli argomenti affrontati in un’indagine condotta da Federconsumatori dal titolo “Un nuovo nucleare, perché? Se sì, come?”, che ha coinvolto anche i media italiani e il modo con cui tale argomento viene trattato. In particolare per il ritorno all’energia nucleare vengono evidenziate alcune criticità, come appunto la sicurezza e i piani di intervento. «Allo stato attuale - si legge nel rapporto - non esistono centrali nucleari sicure», così come non esiste una sola assicurazione al mondo che abbia accettato di assicurare una centrale nucleare. «La Francia che vuole esportare la sua industria nucleare in Italia ha fallito in Finlandia e ha incidenti continui nel suo territorio» e i piani di sicurezza rischiano di non essere affidabili. Gli incidenti nucleari vengono infatti classificati (7 livelli di allarme) dall’Ines (International nuclear event scales) solo a posteriori, solo cioè dopo che l’evento si è verificato, proprio per la sua imprevedibilità ». «Per sostenere la sicurezza del nucleare - prosegue - si usano calcoli probabilistici, ma se la probabilità di incidente è di una su dieci milioni, anche quella di vincere all’Enalotto è di una su 56 miliardi ma qualcuno vince sempre. I piani di sicurezza, proprio per l’imprevedibilità di ciò che può accadere, devono attenersi quindi al massimo livello di allerta». Per quanto riguarda l’economicità, rispetto ad altre fonti di energia, anche qui la ricerca segnala importanti criticità: «Costano molto di più la costruzione, la gestione e lo smantellamento della centrale - si legge nel rapporto - dell’energia che si produce. Inoltre, il nucleare è pagato sempre dai cittadini come extracosto sulla bolletta. Inoltre, i costi complessivi lievitano del 40% rispetto alle previsioni iniziali». In più bisogna considerare la scarsità della materia prima: il nucleare si fa con l’uranio, una risorsa a tempo che finirà entro 50 anni (è presente in 4/5 Stati nel mondo) e sul prezzo peseranno speculazioni di ogni tipo». I costi delle “bollette nucleari” che vengono presentati dagli organismi internazionali, per Federconsumatori, non sono infatti veritieri in quanto non prevedibili, proprio per i lunghi tempi di attesa prima della messa in esercizio commerciale (otto-dieci anni), periodo in cui cambiano gli scenari mondiali così come i tassi di sconto riferibili. Condizioni mutevoli che incidono tanto più quanto si allungano i tempi di attesa e che «ragionevolmente - spiega il rap- porto - dovrebbero portare il costo per kWh, tenendo conto di tutti gli elementi sopra citati ed anche delle caratteristiche dei reattori di nuova concezione, a stime dell’ordine di 0,06- 0,07 centesimi di euro, decisamente più elevate del costo del kWh a gas o a olio combustibile o anche prodotto con il vento (0,04-0,05 euro/kWh)».

Giuliano Rosciarelli da Terra

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