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mercoledì 9 dicembre 2009

GREENPEACE: QUESTA E' UNA STRADA SENZA USCITA

Intervista a Giuseppe Onufrio, fisico e direttore dell’associazione, spiega perché i conti non tornano

L’ azienda energetica pubblica Edf (che copre il 76% dei consumi energetici francesi mediante reattori nucleari) intende aumentare fino al 40% entro tre anni il costo delle bollette dell’elettricità. La stessa Edf, in Italia insieme a Enel punta a realizzare 4 centrali nucleari (16 miliardi di euro) con l’obiettivo di ridurre del 30% il costo dell’energia per famiglie e imprese. I conti non tornano e abbiamo chiesto spiegazioni a Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, mobilitata in questi giorni contro la “Bolletta nucleare” e rischi da contaminazione.

Perché se in Francia le bollette aumentano in Italia dovrebbero diminuire? Perché da noi si fa solo propaganda. I reattori costano di più di quello che l’industria dice e il peso verrà scaricato sulla bolletta. I costi delineati dall’accordo con Edf, prevedono una spesa per reattore di terza generazione di 4 miliardi ma in Finlandia, lo stesso reattore, ancora non ultimato, già è costato 5,5 miliardi di euro. Quando l’Enel nel 2008 parlava di un costo di 3 miliardi a reattore, il capo dell’Enel tedesca già annunciava spese fino a 6 miliardi. Più in generale noi crediamo che il rinascimento nucleare non ci sarà; il fatto è che l’industria sta chiedendo soldi per sistemare impianti che dovrebbero altrimenti essere chiusi.

Chi gestirà le centrali?
C’è un mercato elettrico liberalizzato ma nessun imprenditore ha mai deciso di costruire da solo un impianto. E' troppo costoso. Anche la Thatcher provò a vendere ai privati gli impianti nucleari ma nessuno li ha comprati. C’è bisogno di un intervento pubblico, sotto forma di incentivi, come è stato fatto negli Usa con Bush, ma anche in questo caso nessun nuovo impianto è stato costruito. In America non si costruiscono centrali dal ’79. Due sono i nodi irrisolti: la parte assicurativa e quella delle scorie. Per la prima, nessuno assicura un impianto per più di 100 milioni (e sono pochi); per la seconda la questione è ancora più complicata; durante il funzionamento dell’impianto, vengono accantonate quote che vanno a rifornire un fondo che servirà per la fase di decommissioning. Tra avvio dell’impianto (10 anni), messa in funzione (60 anni), smantellamento (15 anni) passa quasi un secolo; chi ci assicura che le quote accantonate siano sufficienti? Un problema ancora non risolto, nonostante in sessant’anni il nucleare abbia avuto più del 70% delle risorse disponibili in ricerca e sviluppo.

I nuovi reattori nucleari sono sicuri? La probabilità di incidenti non è nulla. Il nuovo reattore francese Epr utilizza come combustibile una miscela di uranio e plutonio (MOX) e produce più radioattività. Per alzare l’attenzione su questo tema distribuiamo in tutta Italia delle finte pillole di iodio ai cittadini, come si fa ogni quattro anni (per proteggere la tiroide) nelle zone dove c’è una centrale nucleare. Ai consiglieri di Lombardia, Friuli, Veneto e Sicilia (le Regioni che hanno accolto la legge per il ritorno al nucleare), però, le abbiamo date vere.

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