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mercoledì 15 aprile 2009

Acqua dolce e salata si sfiorano, così nasce l'energia del futuro

È la blue energy la nuova frontiera. Una energia «blu» sprigionata ogni qual volta che due soluzioni con diversa concentrazione si mescolano. Accade con l'acqua salata e quella dolce.

Le pale balbettano un po'. Quasi per assestarsi. Poi, dopo un paio di esitazioni, la piccola elica inizia a girare alla massima velocità. Il carburante che innesca il movimento è in una cisterna. All'interno, solo qualche litro di acqua salata e dolce. È la prova che un'altra energia pulita potrà contribuire allo sviluppo di quel mondo che punta sulle fonti rinnovabili. È la blue energy la nuova frontiera. Una energia «blu» sprigionata ogni qual volta che due soluzioni con diversa concentrazione si mescolano. Accade con l'acqua salata e quella dolce. Con il tè e il caffè.

Il fenomeno è ben conosciuto dagli esperti, ma mai usato: elettrosi inversa e processo di osmosi dove si libera l'energia. Per il resto del mondo è una novità. La piccola pala che continua a girare senza bisogno di alcun combustibile fossile (come gas o petrolio, che causano inquinamento), è solo un modello da laboratorio. Ma le potenzialità sono enormi. Lo studio è portato avanti da Jan Post, ricercatore al Dutch water technology research institute Wetsus. «Occorrono almeno un paio di anni prima che il processo - dice il ricercatore su Ode Magazine - possa essere applicato a quella che possiamo considerare una vera centrale elettrica». Ma qualcosa è stato già fatto.

Lo scorso giugno, la Redstack, una società affiliata con Wetsus, ha iniziato un processo in una fabbrica di sale nella città olandese Harlingen. Gli esperimenti hanno finora prodotto energia sufficiente per far funzionare un'aspirapolvere. È solo un inizio, ma la blue economy «vede» questa nuova energia come un pozzo di ricchezza senza fondo. Uno degli elementi fondamentali per lo sfruttamento di questa risorsa è che le centrali elettriche possono essere situate ovunque acqua salata e dolce si incontrano. In poche parole, ovunque un fiume sfoci in mare. Sui corsi d'acqua americani, i fiordi norvegesi o gli estuari asiatici.

La tecnologia può essere applicata anche sotto terra, con un impatto minimo sulle comunità del territorio. I ricercatori della Westus hanno individuato nell'estuario di Dike, a nord dei Paesi Bassi, il luogo perfetto per un primo impianto. Anche la Norvegia vuole sfruttare le potenzialità. Statkraft, la società di proprietà del governo di Oslo, vuole fare il proprio progetto di blue energy a Hurum, a sud della Capitale.

Oggi il prototipo di impianto ha una capacità di soli 4 kilowatt, appena sufficienti ad alimentare un frigorifero. I vertici della società elettrica sono però convinti che la potenza sprigionata dall'acqua riuscirà a coprire il 20 per cento del fabbisogno energetico della Norvegia. Erik Stein Skilhagen, vice presidente del progetto alla Statkraft, spiega: «Oggi l'importante non è la quantità di energia elettrica che viene generata, ma il fatto che possiamo generarla». Del resto anche sul Mercato la blue economy è tra i pochi settori che sta reggendo l'impatto con la crisi. Dopo lo sfruttamento della terra e dell'aria, nei prossimi decenni la convergenza di forze economiche, climatiche e tecnologiche potrebbe riportare fiumi, laghi e oceani all'avanguardia come nuova frontiera di sviluppo.

da iltempo.ilsole24ore.com

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