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mercoledì 24 febbraio 2010

"NUCLEARE, PIU' TUMORI E LEUCEMIE NEI BAMBINI"


Parla Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei medici di Piacenza e membro dell'Isde: «Le centrali producono trizio, iodio 131 e plutonio. Che, se inalato in una sola frazione di milligrammo, è letale per una persona»

Giuseppe Miserotti è il presidente dell'Ordine dei medici di Piacenza e il referente dell'Isde, l'associazione dei medici per l'ambiente affiliata alla International society of doctors for the environment.
Lo incontriamo a Napoli, a margine del convegno "Salute, ambiente e prevenzione primaria". E il suo è, allo stesso tempo, un monito per la categoria e per la società. «I problemi sanitari del nucleare non vengono mai dibattuti e sono poco conosciuti anche dai medici». In questa realtà, avvertono dall'Isde, ha sempre meno senso cercare di curare le persone quando l'ambiente che le circonda continua a essere nocivo.

Quante sono e cosa producono le centrali nucleari?
Le centrali elettronucleari sono a oggi 441 nel mondo, alle quali corrisponde il 17% della produzione elettrica totale.
Innanzitutto distinguiamo tra funzionamento in condizioni normali e problematiche radioattive relative agli incidenti. Il primo problema è costituito dal trizio, idrogeno a massa pesante, tre volte di più dell'idrogeno normale. Questo gas si forma di norma negli strati alti dell'atmosfera per azione dei raggi cosmici sull'azoto e sull'ossigeno; una parte contribuisce a determinare il fondo radioattivo naturale. Ma ora la maggior parte del trizio presente sul nostro pianeta è di tipo antropico. Cioè prodotto dalle attività umane.
Negli ultimi anni la quantità di trizio è aumentata enormemente. E' definito un tossico di classe quarta dalla legge. In una centrale si produce un atomo di trizio ogni 10mila fissioni al secondo.

Il trizio poi dove va a finire?
Viene assorbito sia per ingestione, perché entra nella composizione degli alimenti, nonché sotto forma di acqua triziata, che per inalazione. Uno studio del governo tedesco ha dimostrato come vi siano aumenti d'incidenza di leucemie, in particolare nei bambini, e tumori vicino le sedici centrali nucleari del Paese, finanche a distanze di 20-30 chilometri da questi impianti.
Le donne in gravidanza possono assorbire radiazioni: le staminali del feto sono sensibilissime e subendo una prima radiazione vi sarebbe una specie di preparazione proleucemizzante del clone; successive radiazioni potrebbero provocare la malattia.

Quale può essere il meccanismo ipotizzato per queste patologie?
Il destino di molti di questi bambini si giocherebbe ancora quando sono in utero. Uno studio fatto in Romania mostra la quantità di trizio trovato nel latte. E la catena alimentare, peraltro, è caratterizzata dall'imprevedibilità dell'assorbimento.
La distanza dalle centrali condizionerebbe la quantità di trizio assorbito; vi sono studi pubblicati che tuttavia evidenziano come quantità di trizio non trascurabile possano ancor essere significative a distanze di centinaia di chilometri dall'impianto nucleare. Il trizio cade sotto forma di vapore acqueo, e ha una grande importanza nella formazione delle piogge acide. Il trizio e il carbonio 14 vengono eliminati in situazione di normale funzionamento dai camini dove vengono trasportati nella troposfera, sono fortemente solubili, interferendo con l'uomo. Il trizio si concentra nel sangue e rimane nell'uomo, nella matrice organica in cui si è coniugato e vi persiste praticamente per tantissimo tempo a seconda della costituzione fisico-chimica dei diversi tessuti e del tipo di radionuclide.

Le altre sostanze prodotte quali sono?
Il cesio (che ha un'emivita di 30 anni), lo stronzio 90 (28), lo iodio 131 (di 8 giorni ma con variabilità enorme, influenzato dall'età e dalle caratteristiche della persona) e il plutonio, che è un inevitabile prodotto delle centrali (25mila anni) e il carbonio 14 (5.700). Nei reattori delle centrali con le reazioni fissili, infatti, si forma anche il plutonio. Se inalato, anche in sola frazione di milligrammo, è letale per una persona. Anche lo iodio viene assorbito nella catena alimentare.
La tiroide dei bambini è talmente "golosa" di iodio che l'assorbimento è velocissimo. In uno studio di qualche anno fa (dati Cnr sugli effetti di Chernobyl) si vede che dal 1987 in poi c'è un aumento lineare negli adulti e, dato su cui riflettere, ce n'è uno molto più importante, da un punto di vista dell'incidenza del cancro alla tiroide, nei bambini. Negli adolescenti si è avuto un assorbimento a linearità intermedia.

Cosa c'era di particolare in queste malattie?
Quando evidenziata, la patologia si trovava in uno stadio molto più avanzato e si presentava con metastasi linfonodali e polmonari con una frequenza molto superiore alla media; questi tumori erano molto più aggressivi. Un'altra patologia studiata sempre a Chernobyl è la cardiomiopatia da cesio, che ha generato infarti senza fenomeni infiammatori (gli studi sono quelli del dottor Yuri Bandazhevskij). L'Oms ha sempre ammesso che Chernobyl ha prodotto 4.000 vittime.
Sono andato a vedere cosa ha detto Eugenia Stepanova, una ricercatrice del centro scientifico del governo ucraino: «Siamo pieni di caso di cancro della tiroide, mutazioni genetiche che non sono state registrate nei dati che erano sconosciuti venti anni fa». E ancora il vicecapo della commissione di valutazione per la radioprotezione: «Abbiamo studi che dimostrano come 34.499 persone, di quelle che partecipavano alla ripulitura, sono morte di cancro». Il tasso di mortalità è aumentato del 30%.
Queste informazioni sono state ignorate dall'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ente nato sostanzialmente per la promozione del nucleare civile nel 1957 cui aderiscono 137 Paesi. Aiea ha una peculiarità che pochi conoscono. A essa, in tema di nucleare, deve rendere conto la stessa Oms. Con un aforisma potremmo dire che "non si muove foglia sul nucleare che Aiea non voglia".

E i piccoli incidenti?
Solo nel 2007 ci sono stati registrati 942 incidenti cosiddetti "minori". Quindi non è che siano così rari come qualcuno sostiene. Incidenti che, peraltro, vengono quasi sempre nascosti. In Spagna hanno dato notizia di un incidente sei mesi dopo che era accaduto. In Francia hanno sconfessato apertamente alcuni studi scientifici che avevano dimostrato come si era verificato un aumento delle leucemie nei bambini nei pressi degli impianti.
Dal 1980 al 2005, i casi di cancro della tiroide in Francia sono aumentati negli uomini del 433 per cento e nelle donne del 186% (Joseph J. Mangano, direttore del Radiation and public health project di NewYork).
Negli Stati Uniti il 29 gennaio scorso si è scoperto che in una falda di una centrale americana (Vermont Yankee) il trizio presente è mille volte superiore rispetto a quello ammesso dall'Epa, l'agenzia americana, peraltro molto più restrittiva di quella europea. Questo trizio, ora, è in una falda di controllo, ed è monitorato. Ma se dovesse arrivare in una falda di acqua potabile....
Altro esempio: sui seimila km quadrati di Chernobyl non ci potranno più essere attività a causa della prolungata contaminazione. Ho calcolato che un eventuale incidente alla centrale di Caorso avrebbe potuto causare la "contaminazione" di tutta la Val Padana, che produce oggi il 40% delle nostra produzione alimentare.

Che risponde a chi dice che le centrali non inquinano?
Purtroppo il mondo della scienza tecnologica è molto più avanti di quello della scienza pura, quello che fa ricerca, per cui essendoci fortissime motivazioni di interesse economico si tende a utilizzare tecnologie senza sapere, a distanza di anni, quali ricadute possono esservi. Il medico moderno, oggi, ha la grande responsabilità di dover studiare,conoscere bene queste problematiche, perché la prevenzione si fa avendo il dovere etico di dire - quando occorre - dei no rispetto a dei sì. E a molti medici dico anche: facciamo di tutto per uscire dal conflitto d'interessi.
Io faccio il medico di famiglia ed è per me motivo di grande scoraggiamento capire che in questi anni io divento sempre più il meccanico di un'automobile nella quale devo cercare di salvare il salvabile. Non riesco più a fare il medico, ad avere davanti una persona e aiutarla nella direzione della prevenzione della malattia.

Cosa dovrebbe insegnare l'esperienza?
A rinunciare a questi sogni di grandezza che, oltretutto, sono antieconomici. Il decommissioning delle centrali ha costi elevatissimi e tempi non prevedibili.

E poi ci sono i costi umani e sanitari...
Che valore diamo alla vita di un bambino che muore di leucemia per una causa evitabile? La prevenzione della salute in relazione all'ambiente è, oggi, anche un dovere previsto dall'Art. 5 del Codice deontologico dei medici. La verità è che sono troppi gli interessi in campo per il nucleare. Ma noi medici dobbiamo curarci della salute dei cittadini. Il resto m'interessa molto meno.

Valerio Ceva Grimaldi da Terra

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