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mercoledì 10 febbraio 2010

IL GOVERNO ATOMICO

Al Consiglio dei ministri di oggi non si discuterà solo di giustizia e della possibilità di reintrodurre l’immunità parlamentare, come anticipato dal guardasigilli Alfano. Il ministro dello Sviluppo economico Scajola annuncia perentorio che il Cdm approverà il provvedimento per i criteri di localizzazione delle centrali nucleari: «Da quel momento si avvierà il percorso per la scelta dei siti da parte delle imprese. Quando le aziende avranno individuato i territori più conformi, credo che nel giro di due anni potremo iniziare i percorsi autorizzativi». Il Cdm della settimana scorsa aveva già deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l’installazione di impianti nei loro territori. Per il governo, infatti, le tre leggi sono ritenute lesive della competenza esclusiva attribuita allo Stato in materia di tutela dell’ambiente. La decisione era stata presa su proposta di Scajola d’intesa con Raffaele Fitto, ministro degli Affari regionali. Il Governo, con la decisione di oggi, vuole dare il segnale di aver deciso di accelerare tutti i passaggi necessari per l’introduzione dell’energia nucleare, anche se la fase operativa della costruzione delle prime centrali dovrebbe avvenire tra più di due anni. In una intervista al quotidiano di Verona L’Arena, Scajola precisa che in ogni caso «la scelta dei siti sarà condivisa con il territorio, in quanto le popolazioni saranno informate e potranno partecipare a ogni fase del processo autorizzativo, come avviene ad esempio in Francia». Per il ministro in questa fase si stanno individuando i criteri ambientali, geologici, urbanistici, economici e sociali dei territori che ospiteranno una centrale: «Definiti i criteri, saranno le imprese energetiche a proporre di costruire una centrale individuando il sito più adatto». «Importiamo l’85% dell’energia che consumiamo - ha aggiunto - la paghiamo il 30% in più degli altri paesi europei e utilizziamo soprattutto fonti fossili (gas, olio e carbone) che sono le più inquinanti». Da queste considerazioni nasce la nuova politica energetica del governo Berlusconi: «Il nostro obiettivo è scendere dall’85% al 50% nell’utilizzo di fonti fossili e produrre il restante 50% in parti uguali con fonti rinnovabili e centrali nucleari». Nell’opposizione si riapre il dibattito su come contrastare la scelta del governo. Dal Congresso dell’Idv, concluso domenica scorsa, è stata lanciata l’idea di un referendum contro il nucleare. Un primo no a questa ipotesi viene però da Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, entrambi senatori del Pd: «Con la proposta di un referendum Di Pietro non fa altro che anteporre qualche voto in più per il suo partito alla possibilità più che realistica di sconfiggere Berlusconi e Scajola sul terreno della politica e dell’opinione pubblica. Da una parte uno strumento che da quindici anni fallisce il raggiungimento del quorum, dall’altra la possibilità concreta di sconfiggere il nucleare di Scajola e Berlusconi grazie al no di gran parte delle Regioni e alla crescente contrarietà degli italiani».
Aldo Grazia da Terra

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