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venerdì 5 febbraio 2010

PREPOTENZA ATOMICA


Il governo impugna, di fronte alla Corte costituzionale, le tre leggi regionali contro il nucleare. Puglia, Campania e Basilicata non hanno - secondo il ministro Claudio Scajola - il diritto costituzionale di decidere quale energia verrà prodotta sui loro territori. Se passasse questo principio, si tratterebbe, secondo lo stesso Scajola, di «un pericoloso precedente, perché potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie al Paese».

L'energia elettrica, l'ambiente e la sicurezza nucleare sono affari di Stato, nel senso ampio della parola. E l'atomo innesca una catena di reazioni da parte delle opposizioni e delle Regioni: il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, all'ottavo giorno di sciopero della fame per l'assenza delle tematiche ambientali nel sistema dell'informazione, denuncia l'iniziativa del governo come «un atto fascista e fuori dalla democrazia ». «E' sempre più evidente - dice Bonelli - la volontà di mettere i cittadini italiani davanti al fatto compiuto rispetto alla costruzione delle centrali nucleari, imponendole con l'esercito e ignorando completamente la democrazia e le scelte delle Regioni ».
Mentre il presidente della Puglia Vendola annuncia che «la Puglia sarà la regione più disobbediente d'Italia e continuerà a dire no al nucleare», la candidata nel Lazio, Emma Bonino, parla del ricorso alla Corte costituzionale come di «un semplice atto di prepotenza, proprio perché l'energia, come lo stesso ministro Scajola ha notato, è secondo la Costituzione materia concorrente tra Stato e Regioni».

Le tre leggi regionali contro cui il governo ha fatto ricorso alla Corte costituzionale sono state tutte e tre approvate tra dicembre e gennaio, (per l'esattezza la norma campana è inserita nella Finanziaria). Tutte e tre recitano un principio che appare di buon senso e del tutto aderente alla costituzione: «Nel pieno rispetto dei principi di sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione e in assenza di intese con lo Stato in merito alla loro localizzazione, il territorio della Regione è precluso all'installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi».
La legge 99, quella che ha reintrodotto la scorsa estate l'atomo nel nostro Paese, sostanzialmente cancella la possibilità, per tutte le regioni italiane, di opporsi alla costruzione di un impianto nucleare o di un sito di stoccaggio e, di fatto, militarizza le procedure di localizzazione dell'energia atomica e di costruzione degli impianti.
Un'idea che non piace a tutti, a sinistra come a destra, tanto è vero che undici regioni hanno impugnato lo scorso settembre, sempre di fronte alla Corte Costituzionale, il provvedimento emanato dal governo italiano: ben dieci (Toscana, Umbria, Liguria, Piemonte, Calabria, Marche, Emilia Romagna, Lazio, Puglia e Basilicata) sono le amministrazioni governate dal centrosinistra e solo una, il Molise, con una giunta del Pdl. Ma il mese scorso era già cresciuto il numero dei governatori poco convinti dalle procedure scelte dal governo per imporre il nucleare: la Conferenza delle Regioni ha di fatto congelato il decreto attuativo della legge nucleare, sulle procedure di individuazione e le forme di risarcimento.
Al nucleo iniziale si erano quindi aggiunte regioni con un saldo cuore leghista, come il Veneto. E oggi non piacerà, con tutta probabilità, ai sostenitori del federalismo questo ennesimo attacco alle Regioni. Così come non piace, naturalmente, ai primi destinatari dell'azione del Governo. Non si stupisce infatti il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani e governatore dell'Emilia Romagna. «Sapevamo che si sarebbe innescato un conflitto istituzionale e costituzionale - sottolinea - ma di questo è responsabile il governo, non le singole regioni».
Il nucleare «è un errore, per tanti motivi- continua il governatore - inclusi gli altissimi costi. L'Italia si sta avviando verso una direzione sbagliata». E' ancora più netta la posizione di Silvio Greco, coordinatore Ambiente della conferenza delle Regioni e assessore della Calabria, che parla di «un ulteriore gesto di arroganza da parte del governo. A essere anticostituzionale - aggiunge - è proprio la legge 99, non quelle regionali che ristabiliscono il diritto dei cittadini di entrare nel processo decisionale locale e quello di leale collaborazione».
Così, a giudizio di Legambiente, l'azione intrapresa dal ministro Scajola contro Puglia, Campania e Basilicata «è un atto che mira a frenare preventivamente ulteriori decisioni regionali in tal senso », mentre il Wwf parla di un «vero e proprio atto di ritorsione del governo nei confronti delle Regioni».

Simonetta Lombardo da Terra

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