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mercoledì 10 febbraio 2010

NUCLEARE, I VENTIMILA DI MONTALTO

La mobilitazione nel Lazio tra gli anni ‘70 e ‘80. Come gli ambientalisti smascherarono l’inganno atomico

Eravamo in ventimila il 20 Marzo 1977 per “la festa della vita” a Pian dei Cangani, sul luogo scelto per la centrale atomica di Montalto di Castro. Erano gli anni in cui si moltiplicavano i comitati antinucleari, dal Piemonte alla Campania, il dissenso in Italia crebbe fino ad assumere dimensioni di massa. Dissenso che diede inizio alla battaglia sulle scelte energetiche, che ha attraversato l’Italia dalla metà degli anni ’70 fino agli anni ’80. Gli ambientalisti, smascherato l’inganno del sovradimensionamento della domanda di energia che giustificava i piani faraonici di offerta della stessa (Donat Cattin propose di costruire 20 centrali nucleari) incisero sulle scelte di politica energetica soprattutto in merito alle fonti di approvvigionamento. Molte richieste come il No al nucleare e altre battaglie ecologiste portate avanti nei primi anni ’80, furono sostanzialmente accolte almeno fino al 2000. Tutto il discorso su un modello energetico alternativo, basato sul risparmio energetico sulle fonti rinnovabili fu invece trascurato dai governi che si sono succeduti, con gravi ritardi rispetto ad altri paesi europei. Il 28 Marzo 1979 un gravissimo incidente nella centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, provocò il rilascio di una quantità significativa di radiazioni. Il mondo temette per mesi una catastrofe di proporzioni immani. Crebbe la sfiducia nell’opinione pubblica nei confronti dell’utilizzo del nucleare. Il 28 Aprile del 1986, uscendo per una passeggiata, il cielo era plumbeo, gravido di scure nubi, aria pesante, atmosfera irreale. Rientrai subito, in preda ad uno strano presentimento. Di sera trapelarono le prime notizie del disastro di Chernobyl (che il governo sovietico aveva nascosto per due giorni) quando le prime nubi cariche di radioattività iniziarono a diffondersi per tutta Europa. Era accaduto il più grave incidente nucleare della storia in Ucraina, con l’esplosione, lo scoperchiamento del reattore e con fuoriuscita di una nube di materiali radioattivi. La contaminazione di vaste aree intorno alla centrale rese necessaria l’evacuazione ed il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Il bilancio ufficiale, redatto da agenzie dell’Onu, fu di 65 morti accertati e di altri 4000 presunti per tumori e leucemie su un arco di 80 anni. Tale bilancio fu contestato da associazioni antinucleari internazionali fra le quali Greenpeace che presentò una controstima di circa 6 milioni di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni. La tragedia di Chernobyl, sopportata con grande dignità dalle popolazioni dell’ Ucraina e della Bielorussia, rafforzò e fece crescere i movimenti antinucleari nel mondo. In Italia incominciammo a raccogliere le firme per l’indizione di un referendum contro le centrali atomiche. L’8 ed il 9 Novembre 1987 si svolse il referendum che dette un risultato straordinario: l’80% della popolazione italiana si espresse contro ed il governo deliberò la moratoria nell’utilizzo del nucleare da fissione quale fonte energetica. Fu una grande vittoria. Oggi il governo Berlusconi ha formalizzato la scellerata decisione di ritornare al nucleare. Rischi di tragici incidenti e di anomalie di funzionamento, problema delle scorie (che nessuno sa realmente risol- vere, a meno che non pensiamo di mandarle in Africa, contaminando territori di popolazioni ignare e innocenti), smantellamento ed interramento delle centrali, militarizzazione dei territori su cui sorgono le centrali, bastano per ribadire il no al nucleare. Cosa fare per contrastare la scellerata ed antidemocratica decisione del centrodestra? Dobbiamo, ricalcare i movimenti degli anni ‘70 ed ‘80, cercare di incidere a livello politico e, soprattutto, culturale, utilizzare il web, inventarci nuove forme di comunicazione, imporre, la nostra presenza sui media e soprattutto scuotere una opinione pubblica oggi assonnata e rassegnata, ma non insensibile ai problemi della salute, della salvaguardia del pianeta e del futuro delle giovani generazioni.
Maria Boncompagni da Terra

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