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martedì 19 gennaio 2010

Greenpeace: 'No al nucleare' maxistriscione all'Eur


Protesta, questa mattina a Roma, degli attivisti di Greenpeace contro la politica in favore del nucleare da parte dell'Enel che, secondo l'associazione, su questo tema "bleffa" le imprese. Gli attivisti, rende noto l'associazione, sono infatti saliti sul 'Colosseo Quadrato' all'Eur di Roma per dire 'Stop alla follia nucleare' mentre di fronte a loro, nel palazzo di Confindustria, Enel "imboniva le imprese italiane - afferma Greenpeace - presentando cifre discutibili sull'entità delle commesse per i lavori che riporterebbero l'Italia al suo passato nucleare".

Gli attivisti di Greenpeace hanno srotolato sulla facciata del Palazzo della Civiltà Italiana uno striscione di 300 metri quadrati con la scritta 'Stop alla follia nucleare, Stop Nuclear Madness', proprio mentre l'incontro era in corso. "Enel presenta il nucleare come un affare che per i due terzi è riservato alle imprese italiane - spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace - ma, a parte le norme sugli appalti di queste dimensioni che prevedono delle gare internazionali, gli impianti Epr proposti da Enel sono un affare solo per il costruttore francese a corto di ordinazioni e non certo per l'economia italiana".

Enel, sostiene l'associazione ambientalista, "cerca di imbonire le imprese italiane sostenendo che godranno del 70% degli investimenti necessari per costruire quattro reattori nucleari in Italia. La quota riservata alle imprese italiane, secondo Enel, sarebbe pari a 12 miliardi di euro, corrispondente alla parte non nucleare degli impianti". Invece, secondo i dati pubblicati dall'azienda elettrica francese Edf, alleata di Enel nel riportare il nucleare in Italia, rileva Greenpeace, "la quota degli investimenti per le parti non nucleari degli impianti Epr è pari al massimo al 40% del totale. La parte prevalente delle commesse andrebbe quindi alle imprese francesi e non a quelle italiane".

Secondo Greenpeace, dunque, "la propaganda di Enel sul nucleare continua, ma l'esperienza degli unici due EPR in costruzione in Finlandia e in Francia ha già ampiamente dimostrato che per questo tipo di impianti, ritardi, problemi nella sicurezza e costi fuori controllo non sono un rischio ma una regola".

da Repubblica.it
(19 gennaio 2010)

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