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lunedì 25 gennaio 2010

Il Governo ha impostato sull’informazione la strategia di acquisizione del consenso sul ritorno al nucleare. Lo dice espressamente l’art 25 della nuova legge : “Opportuna campagna di informazione alla popolazione con particolare riferimento alla sicurezza e alla economicità”. Sull’argomento il discrimine tra informazione e propaganda è molto labile e corposissimi sono gli interessi in campo. Ma importantissimi elementi d’informazione sull’argomento sono taciuti.
Le “cose non dette” sul nucleare riguardano la responsabilità civile e il sistema di misurazione dell’energia nucleare. Il regime giuridico internazionale per il settore poggia su due strumenti: lo Joint Protocol adottato nel 1988 e il Protocollo alla Convenzione di Vienna, entrato in vigore nel 2003. La Convenzione di Bruxelles nel 2004 ha stabilito nuovi limiti per la responsabilità di coloro che gestiscono attività nucleari, pari a 700 milioni di euro. I costi di Chernobyl ammontano a centinaia di miliardi e quindi il limite alla responsabilità equivale a stabilire che sono gli Stati a sopportare gli oneri in caso d’incidente. Negli Usa il Price-Anderson Act pone a carico della collettività la responsabilità civile per eventuali incidenti. Incredibilmente anche la direttiva europea 35/2003/CE sul danno ambientale esclude il settore nucleare dall’ambito di applicabilità della direttiva stessa. Nel 2003 un Rapporto (Solutions for environment economy and technology) della DG Ambiente (UE), stima che Electricitè de France (EdF), se dovesse sottoscrivere un’assicurazione sui rischi dei reattori, il costo del Kwh nucleare crescerebbe di tre volte! Nel gennaio 2005 la Corte dei conti francese ha scoperto che a fronte di 13 miliardi di euro di accantonamenti dichiarati da Edf per lo smantellamento delle centrali nucleari e per la gestione delle scorie radio attive, esistevano solo 2,3 miliardi di attivi effettivamente dedicati allo scopo. Questi esempi mostrano come il nucleare sia un’industria in cui è facile scaricare i costi sul futuro e sulla collettività. Si dimostra altresì che l’industria nucleare non potrebbe competere sul mercato con altre fonti di energia se dovesse farsi carico dei costi assicurativi. Sul sistema di contabilità il nucleare è considerato come una fonte primaria e questo consente di moltiplicare per tre il suo contributo rispetto a eolico, fotovoltaico e idrico. Questo equivale a considerare il calore scaricato nell’acqua o nell’aria come energia primaria e computata per il calcolo dell’incidenza dell’energia nucleare tra le varie fonti. Sembrano inutili tecnicalità ma consentono di “alterare” l’informazione quando si certifica che il nucleare incide globalmente per il 6% dell’energia primaria. In realtà il suo contributo è di un misero 2%! Una corretta informazione sul “nuovo” nucleare nel fare riferimento al costo del Kwh prodotto dal reattore in costruzione in Finlandia dovrebbe tener conto dei seguenti omessi importanti elementi: la produzione di energia elettrica è acquistata a prezzo predefinito da un pool d’imprese che ha consentito di ottenere sui crediti a lunga scadenza un rating da parte di Standard & Poors “BBB” e quindi un tasso di finanziamento irripetibile (2,6%).Nel finanziamento sono stati coinvolti anche due istituti di credito all’esportazione, la francese Coface e la Swedish Export Agency. Da notare che gli istituti per il credito all’esportazione sono d’istituzioni finanziarie pubbliche e governi e hanno come finalità il finanziamento a Paesi in via di sviluppo. Non si può coartare il consenso propalando la economicità del Kwh prodotto con il nucleare. Questa è propaganda, non informazione!

Erasmo Venosi da Terra

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