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lunedì 18 gennaio 2010

LA RIVOLTA DELLE REGIONI


Un documento degli assessori all'Ambiente boccia il decreto attuativo di dicembre sui siti e le compensazioni. Ora sono quattro le amministrazioni regionali del centrodestra a schierarsi contro l'atomo in giardino


Anche le regioni del centrodestra fanno lo sgambetto all'atomo in salsa Berlusconi.
Perché il decreto attuativo approvato a dicembre dal Consiglio dei ministri che individua le procedure di localizzazione delle centrali non tiene conto dei poteri delle Regioni e le bypassa apertamente in questa tornata normativa, ma anche perché non si costruiscono quattro impianti nucleari senza un piano energetico, senza un deposito per le scorie, senza un valido modello di valutazione ambientale.
Alla lista delle undici amministrazioni che lo scorso autunno erano ricorse alla Corte Costituzionale contro la legge di reintroduzione dell'atomo nel nostro paese che sostanzialmente scippava loro la possibilità di governo dei propri territori, si aggiungono oggi tre regioni di destra (Veneto, Sicilia e Sardegna) e la Campania che - per ragioni tecniche - non aveva fatto a tempo ad aderire al ricorso antinucleare.
La ripresa della campagna che tiene assieme vera e propria opposizione all'atomo e volontà di rimettere i puntini sulle i dei diritti e delle prerogative degli enti locali è avvenuta ieri (venerdì 15 gennaio), nella riunione coordinamento regionale all'ambiente capitanata dal coordinatore Silvio Greco, assessore della Calabria.
Dall'incontro è uscito un documento approvato da 15 regioni; oltre alle quattro ricordate, quelle già nella lista antinucleare: Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Lazio, Umbria, Toscana, Marche, Emilia Romagna, Liguria e Piemonte. Un documento che boccia il decreto attuativo di dicembre, partendo dal metodo. «Non ci piace», taglia corto Greco. «Undici regioni hanno impugnato la legge per evidenti situazioni di illegittimità costituzionale, ma l'esecutivo va avanti. La stessa legge recita, tra l'altro, che i decreti attuativi verranno adottati dai ministeri dello Sviluppo economico di concerto con l'Ambiente e i Trasporti, ma previo parere della Conferenza delle regioni e delle Commissioni parlamentari. Invece, arriviamo buon ultimi e con la scusa dell'urgenza e dei temi stretti, come ricorda una lettera del ministro Fitto al presidente del Senato. Il governo non rispetta non solo le competenze degli enti locali ma neanche le sue stesse leggi».
È dettagliato il no al decreto di dicembre: è stato «presentato con grande ritardo», «impedendo alle Regioni di poter intervenire», «marcando con ciò l'ennesimo vulnus al principio di leale collaborazione istituzionale»; «contempla le norme per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi senza fare menzione dello smaltimento delle scorie nucleari pregresse»".
Infine, la Valutazione di impatto ambientale strategico (VAS) «non tiene conto delle localizzazioni degli impianti», limitandosi a una procedura autorizzativa solo su parametri. «Non si capisce come si possa fare una valutazione di impatto ambientale a prescindere dall'ambiente interessato», ironizza Greco.
A dimostrare che qualcosa si sta muovendo nel centrodestra, la lettera inviata dall'assessore veneto Conta, in cui si sottolineano anche la scarsa cooperazione con le Regioni e la mancanza di fondi per il monitoraggio ambientale. «Ci sono questioni di metodo - chiarisce l'assessore regionale del Lazio Filiberto Zaratti - perché se la Consulta ci dà ragione sul decreto legislativo, decadono anche quelli attuativi: è fuori luogo che il governo insista. Poi ci sono delle questioni, anche più importati, di merito: le Regioni, rispondendo all'impegno preso da Kyoto e nelle direttive europee, stanno investendo centinaia di milioni nelle rinnovabili». «Insistiamo per un piano energetico nazionale. Perché si costruiscono quattro centrali e non sei o tre?», chiede l'assessore pugliese Onufrio Introna.
Ed è tranchant il giudizio del suo collega piemontese, de Ruggero: «Nella mia regione c'è l'80 per cento delle scorie della passata stagione nucleare. Manca il deposito nucleare nazionale definitivo. Noi stiamo stati disponibile, in maniera laica, a discutere della possibilità di un deposito delle scorie preesistenti, ma non siamo disponibili in alcun modo a discutere del deposito di quelle future»


Simonetta Lombardo da Terra

1 commento:

  1. Si, ma mentre il centrodestra dice no al nucleare in perfetto stile nimby, della serie "fatelo ma non da noi", chi è intelligente e capisce deve dire no al nucleare in qualsiasi parte d'italia, anzi del mondo viene proposta.

    è antiecologico, antieconomico, produce scorie pericolosissime e durature per migliaia di generazioni,s erve acqua mentre scarseggia, servono soldi pubblici e nelle bollette pagheremo questa scelta...ci conviene?

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