Chat No Nuke

off line

lunedì 4 gennaio 2010

LE VACANZE NUCLEARI DI SARKOZY

Il Marocco dispone di uno dei potenziali eolici e solari più elevati al mondo. Ma il presidente francese cerca proseliti per vendere la “sua” tecnologia atomica anche a Egitto, Emirati Arabi e Giordania. E persino in Arabia Saudita

In occasione delle vacanze di fine anno il presidente francese Sarkozy e la sua sposa italiana sono partiti alla volta del Marocco. La coppia è stata ospite del re Mohammed VI per quella che è stata definita una “cena di lavoro”. Con straordinario tempismo, il 29 dicembre scorso il quotidiano marocchino Libération titolava in prima pagina: “Il reame non può che impegnarsi sulla via del nucleare per rispondere all’aumento dei suoi consumi”. Quando si dice la coincidenza. La Francia è oggi leader mondiale del nucleare civile e lo sarà per il prossimo decennio, grazie ai copiosi investime alla quale dipende per oltre il 70 per cento del suo fabbisogno elettrico. Ma ora per poter ammortizzare le enormi spese sopportate, Parigi deve vendere reattori e servizi a chiunque si dichiari disponibile. Per esempio al Marocco, che per far fronte al suo fabbisogno energetico dipende completamente dall’importazione di carburanti fossili. Grazie ai buoni uffici di Sarkozy il ministro marocchino dell’Energia, Amina Benkhadra, ha annunciato la costruzione di una centrale nucleare da 100 MW che sorgerà entro il 2020 sulla scorta dell’esperienza maturata col piccolo reattore sperimentale da 2 MW in funzione dal 2007. «Non abbiamo scelta », afferma Libération. Eppure, secondo gli esperti, il territorio marocchino dispone di uno dei potenziali eolici più elevati al mondo e affaccia sul Sahara, dove il sole la fa da padrone. Il giovane re Mohammed VI, che esprime un’attenzione inconsueta verso l’ecosostenibilità dello sviluppo, sta lavorando su una strategia energetica complessa basata sulla diversificazione delle fonti. Chiara la volontà di portare al 20 per cento entro il 2012 la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili, a partire dai quasi 1.300 MW di potenza idroelettrica attualmente disponibili, ai quali si aggiungerà presto la produzione di 200 microcentrali i cui siti sono stati da tempo individuati. Gli attuali 300 MW di potenza eolica installata dovrebbero aumentare fino a 1.200 MW entro il 2012. I 500 MW di solare saranno integrati, grazie al programma “Chourouk”, da 1.400 microcentrali fotovoltaiche inserite sulla rete a bassa tensione, a beneficio di 200mila famiglie. Lo sforzo prodotto in questa direzione è palese per chi voglia notare coppie di pannelli solari in funzione sui piccoli hotel all’ingresso delle Gole di Todra come anche su povere case di paglia nella campagna profonda intorno a Ouarzazate. Un ulteriore progetto, dal costo di oltre 6,2 miliardi di euro, è stato presentato lo scorso novembre e prevede la produzione di energia fotovoltaica su un totale di 10mila ettari in cinque diversi siti nel Sud del Paese, con una produzione che dovrebbe arrivare a 2.000 MW. Gli esperti non fanno mistero delle possibili connessioni di questa iniziativa col progetto Desertec, la gigantesca centrale solare privata da 400 miliardi di euro che si prevede di costruire su una superficie di 300 chilometri quadrati in pieno Sahara, col fine di garantire il 15 per cento del fabbisogno energetico europeo già nel 2025. A questo lavorano una ventine di multinazionali, tra le quali il colosso francese dell’energia Edf, la tedesca Siemens e la Deutche Bank. In parole, in tema di rinnovabili in Marocco c’è spazio per tutti, dai piccoli agricoltori ai grandi gruppi industriali. Ma la realtà dei fatti è nelle parole dell’ingegnere marocchino Chakib Boualou, professore all’Ecole des Mines di Parigi (che coincidenza!), intervistato su Libération: «Le energie rinnovabili non rappresentano oggi e senza dubbio non rappresenteranno nel domani che una parte limitata della nostra produzione». Per questo Sarkozy gira il mondo in veste di piazzista del nucleare civile e trova facilmente proseliti nel mondo arabo. L’Algeria ha firmato con Parigi un accordo di cooperazione sui prossimi venti anni. La Libia vuole acquistare un reattore per rifornire di elettricità un impianto di desalinizzazione. L’Egitto sogna di sviluppare grazie alla tecnologia francese una filiera capace di far fronte al 20 per cento del suo fabbisogno energetico. Stessa solfa per gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania. L’Iran dovrà chiedere all’Eliseo per avere modo di arricchire il suo uranio. Persino l’Arabia Saudita, terra del petrolio, sarebbe in contatto con Parigi. Tanto il nucleare del domani sarà pulito, sicuro e soprattutto economico. La terza generazione di reattori si chiama Epr, European pressurized reactor, ed è già una realtà. Il primo cantiere di questo tipo ha visto la luce in Finlandia, nel 2005. A fine 2007, afferma lo stesso professor Buoalou, si contavano già 2 anni di ritardo sul programma dei lavori e un miliardo e mezzo di euro di perdite finanziarie. Inshallah!
Bruno Picozzi (da Rabat) Terra

1 commento:

  1. Caro Democratico Pentito,
    abbiamo sporto denuncia nei tuoi confronti perchè hai pubblicato una lettera a Napolitano sottoscrivendola con i nomi e i riferimenti di persone inconsapevoli della cosa, rubando tali dati dalle liste degli iscritti ai Verdi e violando in tal modo il diritto alla privacy che ci era stato garantito al momento dell'adesione.
    Ti ricordo che i reati contro la privacy rientrano nel codice penale, e per alcuni di essi è prevista la reclusione.

    Cordiali saluti

    RispondiElimina