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lunedì 9 novembre 2009

FRANCIA, TUTTI I DANNI DEL NUCLEARE. SCAJOLA "NOI ANDREMO AVANTI"

Ottobre è stato un mese catastrofico per l'industria atomica d'Oltralpe. Tra scandali, illegalità e danni ambientali, crolla il mito dell'infallibilità di un modello energetico che, invece, il governo italiano vorrebbe imitare


Rien ne va plus. Alla francese si potrebbe riassumere così il bilancio catastrofico dell'ottobre nero dell'industria nucleare transalpina, travolta nell'ultimo mese da una successione di scandali, richiami internazionali e rivelazioni scomode. Una lunga serie di cattive notizie, che giorno dopo giorno, sta lentamente minando l'infallibilità di un modello energetico a cui il governo italiano si ostina, invece, a guardare per il rilancio del nucleare nel nostro Paese. La prima brutta sorpresa arriva il 6 ottobre dalla Normandia, dove Greenpeace rende note le conclusioni di un rapporto indipendente sulla gestione del più grande centro di stoccaggio di scorie nucleari europeo, il Centre de Stockage de la Manche. Dopo anni di silenzio, gli oltre 517mila metri cubi di rifiuti nucleari abbandonati nel suolo del Cotentin fra il 1969 e il 1994 ricominciano a far parlare di sé: i contenitori dei più vecchi rifiuti nucleari non sarebbero a norma, le strutture fatiscenti e a rischio crollo, le nappe freatiche delle zona vittime di una pesante contaminazione da tritium. L'indifferenza mediatica che accoglie il rapporto viene interrotta, una settimana dopo, dalla diffusione di un documentario trasmesso dal canale Arte che rivela come la Francia continui a inviare in Siberia una parte cospicua dei suoi rifiuti altamente radioattivi. Areva, il leader del nucleare transalpino, ammette il traffico sospetto di uranio impoverito, rimandando la responsabilità al suo concorrente Edf, a cui anche il governo è costretto a ordinare un'inchiesta interna. Come se non bastasse, il giorno dopo arriva lo scandalo che, più di tutti,
in queste ultime settimane, ha scosso la compattezza istituzionale dei protagonisti del nucleare transalpino e la coscienza ambientale dei francesi. Il 14 ottobre, l'Autorità di sicurezza nucleare (Asn) ferma le operazioni di smantellamento della centrale di fabbricazione del combustibile nucleare mox di Cadarache, in seguito all'ammissione da parte dei responsabili del Centre d'energie atomique (Cea) del ritrovamento di quattordici chili in eccesso di plutonio, rispetto agli otto inizialmente stimati. In totale, i chili di pericolosissime polveri della sostanza alla base della bomba atomica potrebbero essere addirittura trentanove, secondo le ultime stime dei responsabili del Cea, contro i quali si scatena l'ira dell'Asn e del governo per aver tenuto segreto un dato che conoscevano già dal mese di giugno e aver messo gravemente a repentaglio la sicurezza dei lavoratori. Neanche il tempo di creare una commissione di inchiesta parlamentare sulla vicenda che i riflettori delle televisioni francesi si accendono di nuovo sul sito di Cadarache: dopo il plutonio, questa volta sono sei chili di uranio arricchito in eccesso rispetto ai limiti di legge a preoccupare le autorità. L'ultima bufera che si abbatte sul nucleare francese e le sue centrali di nuova generazione arriva invece il 2 novembre. Utilizzando una formula finora inedita, le autorità di sorveglianza nucleare francese, finlandese e britannica intimano congiuntamente ad Areva di rivedere la concezione dell'apparato di sicurezza del prototipo Epr, i cui primi reattori, fra aumenti di costi vertiginosi e tempi di consegna che sembrano allungarsi all'infinito, sono attualmente in costruzione in Finlandia e Normandia. Secondo il governo italiano, che ha scelto proprio l'Epr per rilanciare l'energia atomica, anche questa volta le nuvole del nucleare sono però destinate a fermarsi al confine: «Questi rilievi non rallentano il percorso del nucleare italiano», ha reagito il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.

Clara Gibellini da Terra

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