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giovedì 5 novembre 2009

IL PERICOLOSO OPINIONISMO SUL RILANCIO DEL NUCLEARE


Uno dei pilastri della strategia di rilancio del nucleare in Italia è l’informazione. Enel ha organizzato un ciclo d’incontri con la stampa a Flamanville in Francia, dove è in costruzione il primo reattore Epr (Evolutionary power reactor). Le informazioni fornite sui quattro reattori da collocare in Italia sono: costi pari a 16-18 mld di euro, costo del kWh prodotto pari a 5,4 centesimi di euro, modello societario uguale a quello finlandese, finanziamento al 75 per cento con capitale di debito, 20 per cento equity e 5 per cento prestito azionisti. I soci ritirano l’energia a prezzo di costo. Apprendiamo che i siti saranno quattro, due al Nord, uno al Centro e uno al Sud e che sarà l’Agenzia per la sicurezza a indicare i criteri per l’idoneità del territorio a ospitare una centrale. Anche Ansaldo Energia coglie l’occasione per la presentazione del libro Ansaldo nucleare, per dire che vogliono un accordo industriale con Areva ed Enel, e che il blocco del nucleare ha solo una motivazione psicologica. Tutto piano e scorrevole quindi? No! Nel documento ufficiale Usa e sottoscritto dai Paesi partecipanti al programma della Generazione IV, “A Technology roadmap for Generation IV nuclear energy systems - December 2002”, il grafico di pag. 13 “Worldwide uranium resource utilization” evidenzia che per assicurare un futuro alla tecnologia nucleare civile è indispensabile sviluppare i reattori autofertilizzanti (autofertilizzante significa trasformazione dell’uranio presente in concentrazione del 99,9 per cento in plutonio). Le riserve di uranio bastano fino al 2030, considerando le riserve note, o al 2060, ipotizzando l’esistenza di ulteriori riserve. In nessun Paese lo sviluppo dei reattori veloci ha avuto successo, a causa dei rischi elevati (gestione di quantità elevate di plutonio, raffreddamento reattore con fluidi pericolosi come il sodio liquido, difficoltà di regolazione della reazione a catena “veloce”). In Italia l’energia elettrica incide sul bilancio energetico totale per il 18 per cento. I quattro reattori produrranno al 2020 una quantità di energia che sul bilancio energetico inciderà per meno del 3 per cento e un risparmio di CO2 pari al 7. Il contributo del nucleare italiano al contenimento delle emissioni globali sarà pari a un risparmio di 35 g ogni 28 kg di CO2. Si possono risparmiare al 201.670 mld di kWh (ricerca Confindustria con Enea e Cesi). Per il Gruppo politecnico Milano, su efficienza energetica il risparmio sarebbe di 83 mld di kWh al 2020, che sopravanzano i 50 mld di kWh prodotti dai quattro Epr. Difficoltosa è l’identificazione dei siti: stabilità geologica, assenza di faglie vicine che abbiano avuto movimenti negli ultimi 35mila anni, assenza di sismi inferiori al settimo grado della scala Mercalli negli ultimi 500 anni, lontananza da centri abitati e da altre infrastrutture, grandissima disponibilità di acqua: un Epr richiede 100mila litri al secondo! Uranio a “termine” e in Paesi a rischio, (tolto il Canada e l’Australia, detentori del 42 per cento delle riserve, gli altri fornitori sono il Niger, il Kazakistan e la Russia). Mercato dell’uranio in mano a sette società. Silenzio sul modello finlandese: rimozione rischio di mercato perché un pool di imprese acquista a prezzo predefinito e per lungo tempo il kWh. Questo ha consentito di ottenere un rating da S&Poor, Bbb e quindi un irripetibile tasso sui finanziamenti del 2,6 per cento! E ancora finanziamenti impropri da Coface e Swedish export agency, che concedono crediti all’esportazione. Censura, infine, sul limite assicurativo per incidenti pari a 700mila euro (Convenzione di Bruxelles) e sui costi finali di smantellamento. L’informazione, nel caso del nucleare, ci sembra opinionismo pericoloso.

Erasmo Venosi

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