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lunedì 2 novembre 2009

Noi il nucleare non lo vogliamo

No nuke Riparte da Montalto di Castro la protesta del movimento contro il ritorno dell'atomo in Italia. Per evitare che si affrontino con strumenti vecchi e dannosi le sfide della contemporaneità. E con la questione sicurezza irrisolta


A Montalto riparte il movimento antinucleare. Pronto a vincere di nuovo.
Ieri, proprio nel comune viterbese dove sarebbero previsti due reattori da 1.600 megawatt l'uno, è sceso di nuovo in piazza un contro il carbone e l'inquinamento, insieme al Comune di Montalto di Castro, le Province di Viterbo e di Grosseto e la Regione Lazio. Riparte il movimento per evitare che l'Italia torni indietro, per evitare che si affrontino con strumenti vecchi e dannosi le sfide della contemporaneità.
Vecchi e dannosi come sono le opere faraoniche o i premi in volumetria che mascherano un nuovo condono edilizio senza alcuna riqualificazione energetica delle abitazioni. Vecchi e dannosi come il nucleare che insegue un modello altamente energivoro ormai in aperta crisi in tutto il mondo.
Tornare al nucleare significa ritrovarci oggi con centrali che non hanno risolto alcuno dei problemi di sicurezza. Inoltre, di fronte a una crisi economico-finanziaria come quella che stiamo attraversando, investire nel nucleare significa bloccare enormi investimenti pubblici, dirottandoli da tutti quegli interventi utili alla diffusione delle rinnovabili e dell'efficienza energetica e degli altrettanto urgenti e indispensabili interventi di messa in sicurezza del territorio.
In nessuna parte del mondo esistono centrali nucleari in costruzione finanziate solo dal denaro privato. Anche la leggenda che il nucleare porterebbe a una riduzione per le famiglie delle bollette è stata smentita dallo stesso amministratore delegato dell'Enel quando, a fine luglio, ha chiesto un livello garantito del prezzo in bolletta in modo da tutelare da eventuali fluttuazioni a ribasso del prezzo dell'energia gli investitori privati.
Tutto ciò, per altro, non servirebbe neanche a risolvere i problemi ambientali e di riduzione delle emissioni di CO2, non solo perché le prime quattro centrali, per ammissione della stessa Enel, non potrebbero entrare in funzione prima del 2026-2030, ma anche perché si è "scoperto" che l'intera filiera del nucleare comunque produce emissioni di CO2 pari a un quarto di quelle delle centrali a metano.
L'energia nucleare è la fonte energetica più costosa e meno competitiva: tra costo industriale e sussidio di Stato il costo raggiunge circa gli 80 dollari al megawattora, secondo una stima al 2030 del Dipartimento Usa (2007), tanto che persino l'Agenzia internazionale per l'energia atomica prevede una riduzione del contributo dell'atomo alla produzione elettrica mondiale che passerà dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030.
Tutte queste informazioni stanno cominciando a diffondersi tra la gente comune, tanto che l'orientamento degli italiani, come ha rilevato un recente sondaggio, si sta spostando a maggioranza verso opinioni contrarie al ritorno all'atomo.
Non è un caso che dopo essere partito di gran carriera, con annunci a ripetizione, il governo abbia finito per spostare la definizione dei siti idonei a dopo le prossime elezioni regionali. Evidentemente si teme lo scarso gradimento da parte degli elettori.
A conferma di questi timori del governo, la legge che riapre le porte al nucleare prevede che i siti siano sottoposti al segreto militare ed esautora governi locali e regionali dal processo di definizione delle localizzazioni.
Ci troviamo di fronte a un'idea vecchia di sviluppo, fatta di grandi centrali che consentano a pochi produttori di controllare il mercato dell'energia. All'opposto, noi pensiamo che oggi la crisi energetica e climatica possano essere vinte solo se ci si avvia con coraggio verso un'economia a bassa emissione di CO2 e un sistema di produzione dell'energia distribuita sul territorio e vicino ai bisogni dei consumatori. La crisi economica, in questa prospettiva, rappresenta un'occasione che non possiamo sprecare.


Vittorio Cogliati Dezza (presidente Legambiente) da Terra

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