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giovedì 12 novembre 2009

NUCLEARE FRANCESE E IMPIANTI EPR. TUTTI I DUBBI DELLE AUTORITA'



Due notizie dei giorni scorsi riguardanti il nucleare rientrano in quella strategia comunicativa che tende a rimuovere i dubbi che riguardano l'energia nucleare.
La prima notizia riguarda la sicurezza dei reattori che l'Enel ha scelto per l'Italia, l'Epr.
L'altra riguarda lo stoccaggio "eterno" (geologico) delle scorie radioattive a lungo periodo di decadimento.
Annunciata con un gran titolo la soluzione attuata dai francesi, per le scorie nucleari ad alta attività. Per la verità la notizia in prima pagina del giornale italiano è la rimasticatura di un articolo di Le Monde del 14 febbraio 2008, di Herve Morin. Le scorie a "lunga vita" sono quelle che riducono di mille volte la propria radioattività dopo centinaia di migliaia di anni (plutonio dopo 240mila anni). I francesi, dal 1991con la legge Bataille e dal 1999 si trovano con le scorie in una fase di sondaggi e di sperimentazione.
Il laboratorio sperimentale è quello di Bure, nella Meuse. A circa 500 metri di profondità è localizzato un giacimento di argilla che risale a 160 milioni di anni fa.
Una seconda legge del 2006 "sulla gestione sostenibile di materiali radioattivi e rifiuti" ha recepito gli approfondimenti operati in tre settori: la separazione-trasmutazione, lo stoccaggio in superficie e il deposito in profondità.
La separazione-trasmutazione ha l'obiettivo di agire sui rifiuti radioattivi e nocivi per cercare di trasformarli in composti meno tossici. Per il Commissariat a l'energie atomique (Cea) la trasmutazione si verificherà con i reattori di IV generazione che forse avremo nel 2040-2050. La legge francese considera quella di Bure come soluzione di riferimento e "reversibile"; lo stoccaggio, dopo la conclusione positiva della sperimentazione, avverrà nel 2025.
I problemi del sito di Bure sono l'acqua e il calore. Il Parlamento francese aveva concesso, nel 1991, 15 anni di tempo per mettere a punto le soluzioni.
In estrema sintesi la tabella di marcia dei francesi sarebbe: 2016 deposito di lunga durata, 2025 stoccaggio geologico se la sperimentazione si conclude positivamente e 2040 trasmutazione industriale. Insomma, le diverse soluzioni sono tutte vincolate a esiti positivi di progetti e verifiche.
Sulla sicurezza del reattore Epr, messa in discussione da tre Autorità europee (francese, finlandese e britannica) è stato sentito in commissione Attività produttive della Camera l'ad di Enel. Per le tre Autorità non c'è autonomia dei programmi informatici che gestiscono la funzionalità quotidiana del reattore e l'emergenza in caso di incidente.
Noi aggiungiamo che l'Epr ha la certificazione della Comunità europea, ma non di quella statunitense Nrc. Il sistema di sicurezza punta ancora sulla ridondanza. Il raffreddamento di emergenza è quadruplicato con componenti equivalenti posti in parallelo.
Insomma la tecnologia tradizionale per garantire un'alta affidabilità. In caso di fusione del nocciolo, il materiale fuso sgorga in un'apposita piscina (Irwst). L'edifico del reattore ha un doppio contenimento: una parete interna per resistere alle sovrapressioni e una esterna in calcestruzzo armato per attacchi esterni.
E' verificata la protezione esterna per la caduta di un aereo tipo Rafale che pesa 23 tonnellate.
E se cade un Boeing 747 che pesa dieci volte tanto? Ed eventuali perdite di refrigerante a causa della messa fuori uso del sistema di raffreddamento, causato da malfunzionamento del sistema di alimentazione elettrico?
Sul nucleare l'informazione dovrebbe accettare la "castrazione ideologica" evitando i commenti, e selezionando le notizie.

Erasmo Venosi

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