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lunedì 2 novembre 2009

Una centrale nucleare costa 5 miliardi. Ha senso?

Lavori in corso per il nucleare in Italia. Ma è davvero la soluzione auspicabile per rafforzare l’indipendenza energetica del nostro paese riducendo, allo stesso tempo, inquinamento e costi?

Cerchiamo di capire il percorso che è stato tracciato:

Lo scorso luglio è passata la legge Sviluppo che prevede la reintroduzione delle centrali nucleari (dopo che nel 1987 un referendum popolare ha bocciato l’utilizzo dell’energia atomica). L’iter prevede che entro il prossimo 15 febbraio dovranno essere varati i decreti legislativi con le indicazioni per la localizzazione delle centrali nucleari e dei depositi delle scorie e in altri Paesi. Il 3 agosto, intanto, la francese Edf ed Enel hanno siglato un accordo che ha portato alla nascita di“Sviluppo Nucleare Italia Srl”, una joint-venture che avrà il compito di realizzare gli studi di fattibilità per la costruzione in Italia di almeno 4 centrali nucleari con la tecnologia di terza generazione avanzata Epr. A inizio ottobre, inoltre, è stata firmata una dichiarazione congiunta a Washington dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e dal segretario all'Energia statunitense Steven Chu. "L'Italia - ha detto Chu - ha obiettivi molto ambiziosi e dato cha anche noi stiamo rilanciando il nucleare, General electric e Westinghouse, avranno l'opportunità di partecipare a gare d'appalto in Italia".

In Italia, in sostanza, si sta spingendo sulla terza generazione. Ed è proprio questo uno dei punti deboli secondo coloro che sono contrari al nucleare. Come Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte nonché alla guida del World Political Forum assieme all’ex leader dell’Unione sovietica Mikail Gorbaciov, che ha ribadito nei giorni scorsi nel corso di un convegno a Torino sulle energie che "impiantare in questa fase centrali nucleari di terza generazione non ha senso".

Per la Bresso non ha senso partire con una tecnologia destinata a diventare obsoleta. In effetti la francese Areva, tra i big mondiali del settore nucleare (società quotata in Borsa), sta lavorando alle centrali di quarta generazione. L’obiettivo è di avere scorie meno radioattive, cercare di utilizzare l’uranio più volte e ridurre i costi di costruzione di una centrale.

«Una centrale nucleare costa 5 miliardi di euro e produce pochissimi posti di lavoro – spiega Bresso -. Se utilizzassimo questa cifra nel settore delle energie rinnovabili produrremo migliaia di nuovi posti e cureremmo la salute del nostro pianeta. Anche se i rischi del nucleare sono limitati, non possiamo in ogni caso permetterceli - ha proseguito la Bresso -. Perché in caso di incidente perderemmo in pratica l'area del Po, da cui produciamo metà del cibo italiano. Mezza Italia andrebbe buttata via».

da ilsole24ore.com

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