Chat No Nuke

off line

martedì 3 marzo 2009

Energie rinnovabili crescono: in Italia 6.000 comuni virtuosi

A Dobbiaco, in Alto Adige, luce e calore provengono da un impianto a biomasse, dai pannelli solari e da un piccola centrale idroelettrica, mentre a Prato allo Stelvio (provincia di Bolzano) il 76 per cento dell’energia è fornita da 1.110 kW di pannelli solari.
A Prato, in Toscana, sono stati istallati 598 kW di pannelli fotovoltaici in 23 scuole, a Catania oltre 1400 metri quadri di pannelli solari negli edifici pubblici. Sono alcuni esempi dei circa 6.000 comuni “virtuosi” segnalati da Legambiente che hanno nel loro territorio almeno un impianto per l’energia pulita, 2.801 in più rispetto allo scorso anno (+88%).

Accanto a un Italia sprecona, insomma, c’è anche un paese delle buone pratiche, soprattutto nelle piccole realtà (28 dei comuni più virtuosi sono sotto i 5.000 abitanti), come il comune di Carano, in provincia di Trento, che ha istallato circa 3.000 pannelli fotovoltaici sopra una vecchia cava di porfido, per soddisfare il proprio fabbisogno energetico.
Secondo il rapporto di Legambiente, in Italia sono in crescita tutte le fonti di energia rinnovabili. L’Alto Adige risulta in testa sia alla classifica di diffusione del solare fotovoltaico con Prato allo Stelvio sia del solare termico con Selva di Val Gardena, che vanta una media di un metro quadro per abitante.

In Italia sono 3188 i comuni che sfruttano l’energia solare, mentre 176 quelli autosufficienti grazie alle fonti rinnovabili. I comuni che sfruttano le biomasse sono 609, quasi 700 invece le piccole centrali idroelettriche. Poco diffuso l’eolico (245 comuni), ancora meno la geotermia (73 comuni). Tra le regioni, la Lombardia è prima nell’idroelettrico, nel solare e nelle biomasse, la Puglia nell’eolico e la Toscana nel geotermico. Per dipendere sempre meno da gas e petrolio, secondo Legambiente occorre integrare le fonti rinnovabili nell’edilizia e semplificare l’iter amministrativo per l’autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. “Il rischio è che senza una radicale accelerazione degli interventi non sarà possibile realizzare gli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2020, con la conseguenza di continuare a guardare con invidia ai 240 mila occupati in Germania nelle fonti rinnovabili e a sognare i 65 mila occupati nell’eolico in Italia”, spiega Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente.

da blog.panorama.it

Nessun commento:

Posta un commento